Martina, ira per il verdetto choc
Assolti i due giovani aretini: «Non ci fu tentativo di stupro». Il padre: mia figlia offesa
Secondo i giudici della corte d’Appello di Firenze non ci fu tentativo di stupro nella morte di Martina Rossi, la ragazza precipitata da un balcone di Palma di Maiorca 9 anni fa. Il padre: «Un’offesa gravissima».
Non c’è prova che Martina sfuggisse a uno stupro. Non ci sono responsabili per la morte della studentessa genovese precipitata dal sesto piano dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca, la notte del 3 agosto 2011. Così ha deciso la Corte d’appello che ha assolto (il fatto non sussiste) Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni dall’accusa di morte come conseguenza di altro reato e violenza sessuale di gruppo. Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio il collegio presieduto da Angela Annese ha ribaltato la sentenza con cui il tribunale di Arezzo, nel dicembre 2018, aveva condannato a 6 anni i due ventottenni di Castiglion Fibocchi.
Sono quasi le 18, quando la Corte entra nell’aula 31 del palazzo di giustizia. Da un lato, Bruno e Franca Rossi, i genitori di Martina sempre presenti al processo poi interrotto a causa del lockdown. Uno a fianco all’altra, inseparabili da una vita. «Non dire una parola, qualunque sia il verdetto» sussurra lui a lei. Dall’altra parte dell’aula, i familiari di Luca e Alessandro che attendono il dispositivo a testa bassa. I due ragazzi dopo aver seguito procuratore e avvocati, hanno abbandonato il palazzo di giustizia in attesa della telefonata che cambierà, nel bene o nel male, il loro futuro. Poi le parole del presidente Annese rompono il silenzio e diventano divisive. Sono amare per Bruno e Franca che speravano nella conferma del primo grado. «Martina non c’è più e non c’è più nemmeno giustizia — commenta Franco, un passato da camallo a Genova — L’onore di mia figlia è stato infangato. Ora non voglio pensare, voglio solo tenere stretta tra le mie braccia
Franca».
Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni apprendono la notizia dell’assoluzione per telefono. «Per nove anni i due ragazzi sono stati additati come assassini e violentatori, oggi le accuse sono cadute. Per loro, che si sono sempre professati innocenti è la fine di un incubo» commenta l’avvocato Stefano Buricchi insieme al collega Tiberio Baroni, circondati da operatori e giornalisti arrivati da tutta Italia.
I difensori, nel corso delle indagini, avevano cambiato più volte versione su quella sera. Avevano ipotizzato, di volta in volta, che Martina fosse impazzita a causa di una depressione, che fosse protagonista di un gioco erotico con i due ragazzi e, per ultimo, che dopo uno spinello si fosse gettata nel vuoto.
Per «ricostruire la verità su quella sera» i difensori avevano chiesto di ascoltare testimoni tra cui i poliziotti spagnoli. Ma poi non avevano voluto rinunciare alla prescrizione («è un diritto e ai diritti non si rinuncia» ha detto l’avvocato Tiberi). Già la procura di Arezzo aveva escluso che quella morte fosse un incidente o un suicidio. E l’ipotesi era stata accolta dal tribunale. Non ha avuto dubbi ieri nemmeno la pg Luciana Singlitico che, chiedendo la condanna a 3 anni per gli imputati, ha spiegato che Martina «era una ragazza di 20 anni felice e piena di amici» e che «quella sera è caduta dal balcone per sfuggire a un tentativo di stupro». Ipotesi che non ha convinto i giudici d’appello.
❞ La famiglia Siamo arrabbiati, questa decisione vuole sostenere che lei è volata giù da sola
❞ L’avvocato difensore Per nove anni i due ragazzi sono stati additati come assassini, ora è finito un incubo