Una mattina nel caos dell’Anagrafe
Il call center per prenotare suona a vuoto, chi si presenta al Parterre viene respinto: code e tante proteste
Martedì mattina. Ufficio anagrafe, al parterre di piazza della Libertà. La coda per l’accesso è lunga. Un signore belga si avvicina al front office. «Sì?», chiede l’impiegata, protetta dalla mascherina. «Sto telefonando allo 055055 da una settimana, per fissare un incontro — dice lui, sconsolato — Non sono mai riuscito a mettermi in contatto. Ho bisogno di una carta d’identità. Come possiamo fare?». «Serve l’appuntamento», la replica perentoria. «Va bene — allarga le braccia l’uomo — Datemelo, allora». «Non lo diamo noi — risponde nervosa la lavoratrice all’accettazione — Deve chiamare lo 055055». Un signora — in fila per rifare i documenti alla figlia, dopo uno scippo — interviene: «Ma non rispondono mai! È una vergogna. Il call center non funziona: ci ho messo dieci giorni a prenotare. E se uno avesse un’urgenza?».
Con i minuti che passano, le scene si ripetono: «Ho chiamato non so quante volte lo 055055, oltre ad un altro recapito telefonico che mi era stato segnalato — spiega una pensionata, con in mano dei documenti — Devo fare una rettifica dati personali per la badante di un’amica. Avevo l’appuntamento il 17 marzo, ma è saltato per la pandemia. Che devo fare?». Ancora la stessa indicazione: «Chiami lo 055055». La donna, arrabbiatissima, fa dietrofront: «Mi sono consumata le dita a forza di comporre quel numero...». Dentro agli uffici, una dipendente giustifica la gestione delle prenotazioni: «A volte il call center non funziona, ma solo oggi, ad esempio, abbiamo 21 pagine di appuntamenti: ci vuole un po’ di pazienza». «La verità — continua — è che le persone provano a telefonare una volta e poi vengono qui, come si faceva prima dell’emergenza». Non la pensa così chi ha bisogno. E a volte le recriminazioni non sono pacifiche: «La scorsa settimana abbiamo dovuto chiamare i carabinieri: un uomo mi agitava davanti il pugno. Quando possiamo, magari perché è saltato un appuntamento, cerchiamo di venire incontro anche senza prenotazione».
In coda intanto le polemiche non si placano: «In piazza della Libertà —– dice la signora che si era intromessa nella discussione, dopo essere finalmente uscita dal parterre — troppi uffici pubblici sono chiusi o a mezzo servizio, nonostante la possibilità di lavorare in sicurezza». In effetti dentro alla struttura polifunzionale — tra i «cubi» dell’Urp del Comune, della Firenze parcheggi, di Sas e del centro per l’impiego — ci sono diversi cancelli apparentemente serrati. E sempre con il solito avviso: «Possibile accedere solo su appuntamento». Proprio come all’anagrafe: «Durante il lockdown — prosegue la donna — nei supermercati hanno fatto i doppi turni. Perché negli uffici ci sono queste limitazioni visto che trovare libero al telefono è come vincere al Superenalotto? E se ti richiamano lo fanno spesso con un numero diverso dallo 055055, tanto per confonderti di più le idee». La vicesindaca Cristina Giachi, responsabile dei servizi demografici, ammette i problemi del call center 055055: «C’è effettivamente un problema di sovraccarico di Linea Comune, ovvero il call center che si occupa delle prenotazioni». Motivo? «A causa dei protocolli per il Covid, tutti gli appuntamenti devono essere fissati al telefono, evitando assembramenti negli uffici». Per porre rimedio, Giachi ed i dirigenti del Comune stanno sollecitando il call center: «Voglio una soluzione rapida per risolvere la situazione. Il 12 giugno sarà fatto il punto».
Palazzo Vecchio La vicesindaca Giachi: «Dobbiamo rispettare i protocolli, ho chiesto una soluzione rapida»