Italia Nostra ci riprova: nuovo ricorso sull’edilizia Si rischia il blocco bis
Un anno fa lo stop agli interventi anche piccoli, ma il Tar aveva bocciato l’associazione
Italia Nostra rilancia un nuovo ricorso contro le «ristrutturazioni limitate». E si rischia di nuovo il blocco di urbanistica ed edilizia. Insorgono gli Ordini professionali: «Danni a imprese e cittadini».
Una doccia gelata per gli ordini professionali e il Comune. Una scelta obbligata, secondo Italia Nostra. Il nuovo ricorso al Consiglio di Stato presentato dall’associazione ambientalista rischia di riproporre il blocco a urbanistica e edilizia che aveva terrorizzato architetti, professionisti ma anche proprietari (grandi e piccoli) a cui un anno fa, una sospensiva aveva bloccato persino gli interventi per rifare i bagni.
Quel primo ricorso (su cui Italia Nostra aveva ottenuto la sospensiva) era poi stato bocciato dal Tar, dopo mesi di polemiche e assemblee da cui pareva fosse nata una «pax urbanistica»: restavano le norme del Comune, che consentivano «ristrutturazioni limitate» anche nelle aree sottoposte a vincoli (con paletti più rigidi che altrove) e si doveva avviare un percorso di confronto per il prossimo Piano strutturale, in cui doveva essere coinvolta anche l’associazione. Non solo: come ricorda l’Ordine degli Architetti «il 12 giugno 2019, in occasione di un incontro in Palazzina Reale, la presidente nazionale di Italia Nostra Maria
Rita Signorini, pur riaffermando i motivi della loro azione legale, ebbe a dichiarare che l’associazione avrebbe atteso il pronunciamento di merito del Tar e di questo sarebbe stata soddisfatta, escludendo ulteriori ricorsi». «Un autogol: bloccare l’edilizia significa colpire moltissime attività economiche» incalza l’Ordine degli Architetti, perché «impedisce l’effettiva fruibilità del patrimonio immobiliare e l’adeguamento ambientalmente sostenibile delle case in centro».
Invece ecco il nuovo ricorso di Italia Nostra, solo (pare) per l’area Unesco. «Non potevamo fare altro» dice Maria Rita Signorini, ex presidente nazionale di Italia Nostra, ora vicepresidente toscana che spiega che «le aperture del Comune sono diventate chiusure» e la scelta di estendere la validità dell’attuale Piano per un altro anno «consente tutti gli appetiti che ci sono su Firenze, dove si farà ora, con la crisi, manbassa del patrimonio: per questo ci siamo convinti a fare ricorso. Firenze è senza più residenti, artigiani, piccole attività. Si rischia di dargli il colpo finale se si fanno restauri solo per chi vuole sfruttare la nostra città».
Bocche cucite a Palazzo Vecchio, da dove però si fa filtrare che la proroga del Piano strutturale consente di avere anche più tempo per il percorso partecipato sul nuovo Piano operativo, che verrà affiancato da una ricerca universitaria per andare a verificare i vincoli «puntuali», quasi per edificio, e risolvere alcune delle critiche arrivate da Italia Nostra. E che tante scelte, compresa quella del blocco a nuovi alberghi e i futuri incentivi per il Piano casa in centro, puntano a salvare l’identità di Firenze. Ora la parola passa ai giudici, pare a luglio: se ci sarà la sospensiva, sarà di nuovo blocco.
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