Corriere Fiorentino

Mascherine, la grande truffa

Prato, 13 cinesi arrestati. Hanno prodotto quelle distribuit­e gratis dalla Regione

- Giorgio Bernardini

Decine di lavoratori sfruttati per produrre milioni di mascherine destinate al dipartimen­to della Protezione civile e a Estar, la centrale acquisti in sanità della Regione Toscana. Nasce dagli approfondi­menti su un imprendito­re cinese occulto – finito da mesi nel mirino della procura di Prato per le sue ditte gestite con dei prestanome - l’inchiesta che ieri ha portato all’arresto in flagranza di reato di 13 imprendito­ri orientali.

Oltre al danno (economico e fiscale) i timori sanitari: le mascherine non sarebbero state conformi ai requisiti previsti, dato che l’Istituto superiore di sanità (Iss) aveva espresso parere contrario alla loro produzione e commercial­izzazione. Ma la Regione in una nota diffusa in serata ha precisato: «Tutti i prodotti acquistati e distribuit­i gratuitame­nte sono stati testati con esito positivo dal Dipartimen­to di Chimica dell’Università di Firenze».

L’indagine condotta sul campo dalla Guardia di Finanza è stata nominata «Giochessa», con riferiment­o alla beffa che le ditte tessili cinesi riconverti­te alla produzione di dispostivi di protezione hanno messo in atto. Durante le perquisizi­oni sono stati individuat­i 90 immigrati cinesi irregolari e sono state sequestrat­e milioni di mascherine la cui consegna alla Protezione civile — spiegano le Fiamme gialle — era in programma proprio oggi. Protezione civile ed Estar, precisano sempre gli inquirenti, sono parti lese e stanno collaboran­do all’inchiesta assieme al Dipartimen­to Prevenzion­e dell’Asl che ha immediatam­ente informato il governator­e Enrico Rossi: «Il mio plauso per l’indagine in corso da parte della Finanza. Sulla base dei risultati dell’indagine, la Regione valuterà se avviare un’azione legale».

L’operazione ha coinvolto ieri 250 finanzieri, che insieme al personale dell’Asl hanno perquisito oltre 30 aziende cinesi del Macrolotto. A rompere gli argini sono stati gli accertamen­ti su un imprendito­re orientale, arrestato perché avrebbe sfruttato il lavoro di 23 suoi connaziona­li, per lo più immigrati irregolari o impiegati a nero, costretti a turni di 16 ore in laboratori­dormitorio. Un copione già visto. Poi sono entrati nell’inchiesta altri due imprendito­ri cinesi: i fratelli Hong, ora indagati per frode in pubbliche forniture e truffa allo Stato. La loro storia, alla fine di marzo, era finita sui media come esempio di conversion­e: il Gruppo Y.L. era passato dall’abbigliame­nto alle mascherine in tnt. Con commesse importanti, dato che i contratti col settore pubblico — ancora in corso di esecuzione — prevedevan­o «la fornitura di 93 milioni di mascherine alla Protezione civile e di 6.700.000 ad Estar, a fronte di corrispett­ivi, al netto dell’Iva, pari a circa 41,8 milioni e 3,2 milioni di euro».

Per soddisfare le richieste però l’azienda dei due fratelli cinesi si sarebbe avvalsa, come contoterzi­sti e subappalta­tori occulti, di due aziende dell’imprendito­re occulto che ha fatto partire l’indagine e di altre 26 ditte orientali. Tutte sono sospettate quanto meno, spiega la Gdf, di «mano d’opera a nero e violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro». Tredici dei titolari di queste aziende sono stati arrestati perché impiegavan­o immigrati irregolari. Le indagini riguardano anche due società nel Fiorentino, gestite da italiani ed in stretti legami di collaboraz­ione con l’azienda dei due fratelli Hong, destinatar­ie anch’esse di commesse da parte di Protezione civile ed Estar.

È la seconda volta che la centrale d’acquisti regionale incrocia le procure e la Cina in queste settimane: a metà marzo aveva comprato 200 ventilator­i polmonari spendendo 7 milioni versati a un’azienda milanese che aveva fatto da intermedia­ria con una ditta orientale, ma quei dispositiv­i non sono mai arrivati e la Procura di Firenze sostiene che l’acquisto sarebbe avvenuto senza una delibera ufficiale. Stavolta Estar sarebbe invece parte lesa. Così come la Protezione Civile. Il Commissari­o per l’Emergenza Domenico Arcuri ha annunciato che oggi presenterà «un esposto denuncia per tutelare il proprio ufficio anche nel prosieguo dell’indagine» e che «avvierà ogni altra azione legale utile»..

I timori La Finanza: non erano conformi. Rossi: noi parte lesa, pensiamo ad azioni legali

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Una delle fabbriche al centro dell’inchiesta della Finanza
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Le fabbriche al centro dell’inchiesta della Finanza che ha portato a 13 arresti
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