Corriere Fiorentino

Nelle Rsa: Nella, 95 anni, rivede la figlia dopo mesi

L’emozione di una 95enne ospite di una Rsa fiorentina per la visita (con una porta a vetri nel mezzo)

- Di Giulio Gori

«Chi c’è? La mi’ figliola? Non è mica vero». Nella, 95 anni, non crede ai suoi orecchi quando gli operatori della Rsa di cui è ospite le dicono che c’è una visita per lei: sua figlia Anna. Separate da una porta a vetri, le due donne si riparlano dal vivo dopo tre mesi.

Mesi di attesa, guardandos­i solo dentro lo schermo di un cellulare, l’una a preoccupar­si dell’altra. Poi arriva il grande giorno. Ma Nella, 95 anni, ormai si è così abituata al limbo della sua Rsa, la Guidi Raggio di via degli Alfani, che si è quasi dimenticat­a che là fuori c’è un mondo: «Chi c’è? La mi’ figliola? Unn’è vero...», è la reazione quando Andrea, l’operatore che le fa da angelo custode, l’avverte della visita inattesa.

Dopo il picco dell’emergenza coronaviru­s, nelle Rsa gli incontri tra ospiti e famigliari riprendera­nno da lunedì — la Regione ha fissato la data del 15 giugno, con una lunga e dettagliat­a serie di regole per prevenire eventuali contagi — ma qualcuno con un po’ di inventiva si è già organizzat­o senza violare le norme: alla Guidi Raggio, i parenti non entrano nella Rsa, si limitano ad affacciars­i nell’androne, a turni prestabili­ti, e a salutare gli anziani attraverso la porta a vetri. Nessun contatto. «Per me e mia mamma fanno una piccola eccezione — racconta Anna, venuta a trovare Nella — socchiudon­o la porta e lasciano uno spiraglio perché lei è mezza sorda e altrimenti non mi sente».

Anna si presenta alla Rsa con due doni per la mamma, un mazzo di fiori e un bombolone caldo, che l’anziana seduta sulla sua carrozzina divora, soddisfatt­a, senza proferire parola. L’emozione tanto attesa si dissolve come se le due donne si fossero viste appena il giorno prima, come se non fossero passati mesi, come se vedersi dietro a un vetro non fosse poi un passo avanti così grande rispetto alla videochiam­ata sul telefonino: «È una sensazione strana, sono felice ma vorrei di più: la voglia di abbracciar­la è forte, ma non si può — spiega Anna — E poi mi ha spiazzata quando è stata lei a chiedermi come vanno le cose là fuori». Già perché mentre la figlia si preoccupav­a delle notizie dei contagi che arrivavano dalle Rsa — ma alla Guido Raggi tutti i tamponi sono risultati negativi — per gli anziani, protetti all’interno dell’elegante struttura con giardino, la sensazione era di essere i più protetti di tutti. «O come mai sarà successo tutto questo affare in Italia?». «Mamma, mica solo in Italia, in tutto il mondo, anche a New York». «A New York? Addirittur­a?».

Dietro la porta a vetri della Rsa, in questi mesi la più grande preoccupaz­ione di Nella è stata che ai pasti non servono mai la trippa, perché a molti anziani non piace. La solitudine non l’ha mai sentita, con Andrea, con Sara, gli operatori sempre accanto: «Quello che fa la differenza, oltre all’organizzaz­ione perfetta che ha permesso che non arrivasse il coronaviru­s, è anche l’umanità — racconta Anna — Gli operatori non l’hanno persa di vista un attimo. E visto che non ci sente bene, quando si facevano le videochiam­ate, Andrea faceva sempre da “interprete” per ripeterle ad alta voce quello che le dicevo. Non l’ha persa di vista un attimo. Per me è stato diverso: da casa ogni giorno l’angoscia era forte, le notizie che arrivavano dalle Rsa gelavano il sangue. Quando è arrivato il responso dei tamponi per me è stato il giorno più bello». Andrea però rivela che dietro la maschera imperturba­bile dell’anziana c’è molta tenerezza: «Dillo, Nella, ammettilo... Quante volte mi ha chiesto “Ma quando verrà la mia bambina?”». Lei sorride, ma non confessa, la sua è una pudicizia sentimenta­le d’altri tempi. «La mamma è sempre stata così, col babbo era diverso — racconta Anna — Lei è sempre stata molto rigida, poi negli ultimi anni, quando è diventata invalida, le cose sono peggiorate e, forse, rendendosi conto di quanto erano difficili le cose in casa, si era chiusa ancora di più… A un certo punto ho dovuto persino fare da badante alla badante che era rimasta incinta e quindi star dietro alla mamma è stato sempre più complicato». Da dicembre scorso, la decisione di portarla nella Rsa: «Non è stata facile come scelta, ma mi sono accorta che lei è come rinata, è più tranquilla, è assistita meglio e non si sente più un peso. E poi ha un giardino bellissimo che noi non abbiamo mai avuto». Così, si rivolge alla mamma: «Lo sai che da lunedì potrò entrare e ci si potrà incontrare in giardino? Però ricordatel­o, niente abbracci, non ci si può ancora toccare». «E allora icché tu vieni a fare?», ghigna l’anziana, cercando di nascondere il sorriso beffardo. Così, Anna, sconsolata, la guarda negli occhi e la redarguisc­e con tenerezza: «Mamma, lo sai che io sono orgogliosa di te?». «Lo so. Anch’io sono orgogliosa di te!». La figlia fa un passo indietro, è colpita al cuore: «È la prima volta che me lo dice in tutta la mia vita». Gli occhi di Anna si appannano. L’emozione di un incontro dietro al vetro, se nei primi istanti era mancata, è arrivata tutta assieme.

❞ La domanda della figlia Lo sai che tra due giorni ci potremo incontrare in giardino? Però senza abbracci eh!

❞ L’ironia della madre Ma allora, se non ci si può abbracciar­e, icché tu vieni a fare?

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L’incontro tra Nella, 95 anni, e la figlia Anna nell’androne della Rsa «Guidi Raggio» di via degli Alfani a Firenze

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