RIAPRITE IL FORTE, DATECI UN’EMOZIONE
Riaprono. Musei, parchi, teatri, cinema. A poco a poco riaprono tutti. Tutti meno il Forte Belvedere, la sentinella di Firenze, ma anche la sua balconata più bella.
Passi davanti a quel portone sbarrato tra i bastioni e ti chiedi: ancora chiuso, perché? Non è colpa del Covid 19. È da molti anni che il Forte rivive a sussulti dopo la lunga chiusura, tra il 2008 e il 2013, durante le due inchieste sulla duplice tragedia dei due ragazzi, Luca Raso e Veronica Locatelli, precipitati di notte giù dagli spalti.
Da allora le riaperture del Forte Belvedere sono sempre state legate alla stagione estiva e alle mostre (purtroppo non sempre esaltanti) che lì sono state allestite. Niente mostre, niente Forte. Cancellate sbarrate. E noi sempre a chiedere: perché? Le passeggiate serali al Belvedere erano sempre state un’abitudine dei fiorentini.
Quando nel marzo dello scorso anno il possesso del Forte passò gratuitamente a Palazzo Vecchio, disse il sindaco Dario Nardella: «Così si restituisce uno dei luoghi dell’anima di Firenze che l’amministrazione comunale intende ulteriormente valorizzare, investendo su arte e cultura». E il futuro assessore Tommaso Sacchi annunciava a sua volta l’intento di farne «un polo culturale di livello internazionale», ipotizzando anche l’apertura no-stop, nei mesi invernali. Poi però l’idea naufragò e nell’ottobre scorso le porte si richiusero. E chiuse lo sono ancora. Perché? Conti difficili da far tornare? Forse. O forse il timore di sottrarre visitatori ad altre realtà comunali, in pieno centro e magari in grande affanno? Ma vuoi mettere il Forte Belvedere? Il Forte è bello di per sé. Non importa portarci le opere di nessuno. E vale la pena per arrivarci farsi l’arrampicata su su, per Costa San Giorgio.
Firenze ha bisogno di ossigeno dopo il lockdown. E di una ripresa intelligente. Fatta di grandi spazi e dell’energia che sprigiona la forza dei suoi simboli. Questa stagione non può ridursi alle ammucchiate della movida sulle piazze e sulle vie dello sballo o sull’invasione di tavolini più o meno unti dei ristoranti sui marciapiedi cittadini. O, ancora, ai deprimenti minitour dell’Estate Fiorentina sui furgoncini.
Ma, insomma, questa città spesso così tronfia di sé dovrà pur essere in grado di ridare qualche suggestione, un segno di fiducia, una manifestazione di vitalità non posticcia? E allora perché non fare proprio del Forte Belvedere il cuore, il manifesto della rinascita, dall‘alto di tutta la città, sul filo di un orizzonte che va da Arcetri a San Gaggio, da Monte Oliveto a Settignano? Non sono certo un esperto di spettacoli musicali, ma perché non chiamare al Forte uno dei nostri grandi cantanti (Bocelli, Zucchero...) per fare un concerto con la città come platea, attraverso dieci, venti maxischermi in altrettante piazze e anche in diretta televisiva. Firenze che suona e canta per sé e per il mondo. Magari qualcuno vi tornerebbe prima del previsto. Ma soprattutto sarebbe la prova che questa nostra città, prima di chiedere, sa dare. Un’emozione, innanzitutto.
❞ Un’idea per rinascere Il concerto di un grande con 10, 20 maxi schermi nelle piazze della città