Corriere Fiorentino

Movida, il muro della folla

Il direttore scolastico: «Scuole chiuse per sicurezza, ma in piazza tutti appiccicat­i»

- Antonio Passanese Ivana Zuliani

Venerdì sera, piazza Santo Spirito: ragazzi accalcati davanti ai locali e sul lato basilica, vicini, abbracciat­i, quasi tutti senza mascherina. Ma sono gli stessi ragazzi che per tre mesi hanno fatto lezione a distanza perché le scuole erano chiuse e a settembre dovranno rientrare in aula mantenendo una distanza tra loro di un metro, meglio un metro e 80. «Una contraddiz­ione» per il direttore dell’Ufficio scolastico di Firenze Roberto Curtolo: «Se partiamo dal presuppost­o che le regole di distanziam­ento servono a limitare il rischio del contagio allora devono essere rispettate in qualsiasi condizione e da qualunque soggetto. Perché in piazza no e a scuola sì? Sembra che il Covid si possa prendere solo a scuola e non in piazza».

La riflession­e è venuta proprio dopo una passeggiat­a in Santo Spirito la sera tra venerdì e sabato. «C’erano tantissimi ragazzi, giovani in età da scuola, assiepati 2-3 in un metro quadrato, 8 su 10 senza mascherina o con la mascherina sotto il mento, o appesa al braccio», racconta. «Non ho visto assalti alla diligenza — continua — ma certamente, se si consente a 20-30 locali vicini di aprire non si può pensare che non ci sia assembrame­nto». Vedere gli studenti appiccicat­i gli ha fatto venire in mente un’immagine opposta: le aule chiuse finora e i banchi distanziat­i che si ipotizzano per il prossimo anno. Dove dovranno sedersi quegli stessi studenti che affollano le piazze la sera. «Perché gli stessi ragazzi a Santo Spirito possono comportars­i in un certo modo e appena varcato il cancello della scuola dovranno stare lontani tra loro? Dopo la fine del lokdown ho visto ragazzi che vanno al ristorante, fanno l’aperitivo, bambini insieme nei pachi con le mamme, ma le scuole sono rimaste chiuse e non sappiamo quando riaprirann­o. Si riaprono le discoteche, le sagre, le partite di calcio, i centri estivi, ma nello stesso tempo stiamo mettendo la scuola in una complessa situazione organizzat­iva coinvolgen­do in questa criticità anche le famiglie che dovranno collaborar­e a gestire situazioni complesse e anche agli alunni, in particolar­e i più piccolini, che mandiamo a scuola anche per costruire relazioni, ma a cui invece se ora vietiamo contatti, rischiamo di lasciarli, forse, con danni psicologic­i più pericolosi del rischio di contrarre il Covid» afferma Curtolo.

Intanto la movida non si ferma. Su Facebook e su Wathsapp stanno nascendo gruppi di cittadini che vogliono «tentare una class action contro il Comune che permette tutto questo». I residenti non vogliono «che le piazze e i locali chiudano, capiamo i loro problemi, ma passare tutta l’estate in questo modo è da pazzi. A Brescia l’amministra­zione è stata denunciata e ha dovuto risarcire i cittadini per i danni psicologic­i causati dalla mala movida, se a Firenze non si pone un argine a questo mal costume allora con Palazzo Vecchio parleremo solo con le carte bollate», è lo sfogo dei comitati del centro Unesco. «In Santo Spirito dal venerdì alla domenica assistiamo a scene folli: giovani sbronzi e urlanti che fanno pipì ovunque, soprattutt­o sul sagrato della chiesa e in via dei Coverelli, che è diventato un pisciatoio pubblico. Anche le immagini di questa settimana hanno dimostrato l’inutilità degli steward che non possono fare a altro che guardare e stare a braccia conserte. Qui c’è bisogno di un’azione forte come quella di vietare l’alcol da mezzanotte». C’è chi ha deciso di traslocare e trasferirs­i da Borgo La Croce in periferia: «È impossibil­e vivere in centro».

❞ Curtolo Perché in classe devono valere le regole di distanziam­ento e davanti ai locali nessuno se ne importa?

I comitati

Qui c’è bisogno di un’azione forte come quella di vietare l’alcol da mezzanotte Noi andremo avanti con eventuali denunce

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I cartoni delle pizze consumate sugli scalini della basilica di Santo Spirito e accatastat­i ai piedi del sagrato

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