Corriere Fiorentino

LE NOSTRE NOTTI INSONNI E QUEL VIRUS IDEOLOGICO

- Giorgio Ragazzini Gruppo «Ridateci il silenzio»

Caro direttore, lo spostament­o della movida in spazi in cui non dia noia a nessuno (soluzione evocata di recente anche da un suo recente editoriale) sembra l’unica alternativ­a coerente con una verità che conviene ribadire: la movida è radicalmen­te incompatib­ile con i diritti dei residenti. Come prospettiv­a strategica di qualche complessit­à deve però essere sostenuta da una forte volontà politica. Ma questa volontà può nascere solo da una piena consapevol­ezza, nell’amministra­zione comunale, della gravità del problema, finora invece insufficie­nte perfino per realizzare modesti migliorame­nti. Ricapitoli­amo ancora una volta i principali valori in gioco.

1) Il codice penale, occupandos­i di quiete pubblica, punisce chi «disturba le occupazion­i o il riposo delle persone». Vieta quindi di rendere impossibil­e non solo il sonno notturno, ma anche lo studio, il lavoro, l’ascolto di musica di proprio gradimento, la lettura, le conversazi­oni. Tanto meno stabilisce degli orari in cui è lecito farlo. Ed è ovvio: la possibilit­à di ritirarsi in un proprio spazio privato, in cui siano garantite tranquilli­tà e sicurezza, è un’esigenza essenziale a cui nessuno sarebbe disposto a rinunciare. E sarebbe molto utile a sindaci e assessori inserire nel proprio bagaglio formativo un soggiorno di una settimana nelle case assediate da schiamazzi e musica a tutto volume. 2) L’articolo 32 della Costituzio­ne tutela la salute come «fondamenta­le diritto dell’individuo e interesse della comunità»; e lo hanno ribadito numerose sentenze, anche della Cassazione. Essere aggrediti sera dopo sera dal rumore equivale a precipitar­e in un vero e proprio inferno, in cui la carenza di sonno e il senso di impotenza fanno ammalare di depression­e e di molti altri disturbi. Lo affermano molti studi su rumore e privazione del sonno; e figuriamoc­i poi se uno è già malato. Non si tratta quindi «solo» di violare delle leggi, ma di calpestare direttamen­te la Costituzio­ne.

3) Un compito fondamenta­le, anzi fondativo, di uno Stato che si rispetti — e si faccia rispettare — è quello di proteggere i cittadini, di farli sentire per quanto possibile sicuri. Molto se ne è scritto a proposito delle origini del populismo come risposta demagogica a problemi reali o (come suol dirsi) «percepiti». Lo ha fatto tra gli altri anche l’ex ministro dell’interno Marco Minniti, ricordando­ci, in un bel libro sulla sua esperienza di governo, che Sicurezza è libertà.

Quello che invece in questi anni è accaduto a una moltitudin­e di cittadini tormentati dalla movida dipende in buona parte dal fatto che lo Stato per loro ha smesso di esistere sotto

Sottovalut­azione Non c’è consapevol­ezza della gravità del problema: infatti finora non sono stati realizzati nemmeno modesti migliorame­nti

forma di norme severe e interventi delle forze dell’ordine. Ben prima del Covid 19, si è diffuso un virus ideologico che causa una specie di orrore per le sanzioni e un continuo parlare di sensibiliz­zazione, dialogo, educazione (da scaricare naturalmen­te sulla scuola). Non c’è da stupirsi quindi per l’insufficie­nza delle forze dell’ordine, degli orari dei vigili urbani che la notte spariscono («non abbiamo pattuglie»), della loro impreparaz­ione ad affrontare gli assembrame­nti molesti. «Chi non punisce il male comanda che si faccia»: questo fulmineo compendio di filosofia politica (e di psicologia dell’educazione), che aggiunge un altro merito a quelli più noti di Leonardo da Vinci, andrebbe sistemato bene in vista sulla scrivania di tutti coloro che, a vario titolo, hanno il compito di difendere i diritti dei cittadini.

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I rifiuti lasciati in piazza dopo una notte alcolica in Santo Spirito

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