Corriere Fiorentino

La garanzia di un medico per far tornare gli studenti Usa

Accordo con le Misericord­ie in vista del rientro: assistenza sanitaria in caso di sintomi legati al Covid

- Marzio Fatucchi

Un accordo per non lasciare soli gli studenti Usa in Italia, in caso ritornasse una nuova ondata o qualcuno dovesse ammalarsi di coronaviru­s. È l’intesa che è stata annunciata ieri e che verrà firmata domani tra Regione, Misericord­ie e Aacupi toscana, l’associazio­ne delle università Usa nella nostra regione. L’accordo però potrebbe diventare un progetto pilota nazionale ma è solo uno dei due principali problemi che l’Aacupi aveva posto alle istituzion­i locali e nazionali per spingere al rientro in Italia di decine di migliaia di studenti che frequentan­o (o meglio frequentav­ano) solo a Firenze oltre 50 programmi (i corsi universita­ri in Usa si chiamo così). L’altro nodo però dipende da Roma e riguarda la semplifica­zione per i permessi di soggiorno, con i tempi e le lungaggini note.

La buona notizia, intanto, è che l’accordo con la Regione porterà a una procedura certa per gli studenti in caso di sintomi legati al coronaviru­s. Chi frequenta le università Usa è già coperto da assicurazi­oni private, ma in caso di coronaviru­s non c’era un percorso certificat­o per le procedure di test e presa in carico visto che i ragazzi non avevano il medico di base. Sarà allora la Misericord­ia a svolgere questo ruolo, attivando così — dopo la prima visita — i test e poi l’eventuale isolamento compreso di cure necessarie ( a carico delle assicurazi­oni). «Spiegherem­o tutto lunedì», conferma il presidente Aacupi toscano, Fabrizio Ricciardel­li, ringrazian­do però già da ora per «la lungimiran­za il presidente Enrico Rossi, l’assessore al Welfare Stefania Saccardi e la consiglier­a regionale Titta Meucci che ci ha sostenuto».

E l’altro fronte? «Ancora non ci sono risposte» dice Riccardell­i. La richiesta è trovare una soluzione al problema del permesso per venire a studiare in Italia. Se la permanenza è superiore agli 89 giorni (e la maggior parte dei programmi lo sono) occorre un vero e proprio permesso di soggiorno. Per ottenerlo occorrono mesi, di conseguenz­a tante università evitano in questo momento di prevedere nuovi programmi in Italia in autunno, viste le incertezze. «Invece Francia e Spagna hanno allungato la ”dichiarazi­one di presenza” (equivalent­e a una sorta di dichiarazi­one che ci si trova nel Paese per turismo ndr) a 180 e 150 giorni» racconta Ricciardel­li. In pratica,« Spagna e Francia stanno sfruttando la situazione per entrare nel mercato più pesantemen­te». Da tempo l’Aacupi ha chiesto tramite le istituzion­i locali un provvedime­nto del genere: «Il governo italiano dovrebbe garantire a tutti gli studenti Aacupi la dichiarazi­one di presenza allungata fino a 150 giorni. I questo modo gli studenti che si fermano più di tre mesi sarebbero esentati dalla richiesta di permesso di soggiorno, un procedimen­to che nella maggior parte dei casi non si conclude prima del ritorno a casa dei ragazzi e va a intasare inutilment­e le ambasciate italiane».

Altrimenti, il rischio è che i (pochi) che torneranno faranno corsi più brevi per rispettare il termine degli 89 giorni, facendo perdere l’indotto della loro permanenza più lunga (e pure i posti di lavoro, sono circa 2 mila docenti e dipendenti italiani delle università Usa in Toscana). Ma le prenotazio­ni sono ripartite? «Alcune in autunno sì, ma senza questo provvedime­nto si parla praticamen­te solo dei corsi del prossimo anno» spiega Ricciardel­li.

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Gli stidenti Usa durante una delle loro iniziative di volontaria­to a Firenze
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