Corriere Fiorentino

Facciamo un gioco, in un mondo colorato

- di Enzo Fileno Carabba

Si conobbero alla scuola materna, un mondo colorato dove impararono a giocare insieme. Alle elementari, stessa classe, impararono a leggere, scrivere e far di conto. Insieme. L’intesa era grande. Nacque, in Simone, un potente amore fanciulles­co. Bambino coraggioso, le scrisse delle letterine, che consegnava di persona o gliele lasciava sul banco. In una diceva: «Sei bellissima e so che ti piace il rosso». Breve ma intenso. Il foglio era pieno di nastro adesivo rosso. Però in classe c’era un altro bambino, che a sette anni ne dimostrava dieci, e Lisa fu attratta dalla maturità di questo soggetto. Alle medie ogni tanto si salutarono. Alla fine delle superiori si incontraro­no per caso in riva al mare e lui le chiese di prendere un caffè, lei rispose che era meglio di no, perché era fidanzata. Che fosse bambino o adulto, le intenzioni di Simone erano sempre chiare. Per vent’anni niente. Lei fece l’ostetrica in Emilia, a Vicenza, poi a Torregalli. Un giorno – non era un momento sereno per Simone – si sentirono e decisero di prendere quel famoso caffè. Poi un altro. Le amiche le chiedevano notizie di tutti quei caffè. Lei rispondeva. «Ma figurati. È il Simone delle elementari. Il rapporto non può che essere infantile». Da allora il destino accelerò, per recuperare il tempo perduto. Giocarono come una volta e il mondo fu di nuovo colorato. Lui la portò a Raggiolo, un paesino isolato alle pendici del Pratomagno. Simone ci andava da bambino, a casa dei nonni, sognando di veder spuntare tra i funghi la bella bambina a cui piaceva il rosso. Le disse: «Ti ricordi le mie lettere?». Lei non se le ricordava. Nel corso del mio lungo viaggio tra le coppie, ho appurato che i ricordi non coincidono MAI. Poi saltò fuori proprio la lettera con l’adesivo rosso. Lisa l’aveva conservata, anche se non se lo ricordava. Decisero di sposarsi. Volevano che fosse la loro maestra a farlo. Ma non sapevano dove trovarla. Un giorno la madre di Lisa incontrò la maestra all’Esselunga, e così la maestra li sposò con rito civile. Non fecero in tempo a dire che sarebbe stato bello avere un bambino che Lisa rimase incinta. Probabilme­nte Marco, il bambino, aspettava da vent’anni il momento di nascere e alla prima occasione si manifestò senza indugio. È nato il cinque aprile, in pieno coronaviru­s. Simone ha potuto essere presente alle prime visite, ma non agli ultimi controlli. Il bambino durante il primo mese di vita ha osservato il mondo dal balcone, per sicurezza non sono neanche andati al giardino davanti a casa. Durante la quarantena ha visto i nonni una volta sola, tutti con la mascherina. Poi è stato possibile uscire e il mondo si è allargato di colpo, rivelandos­i più grande, fiorito e popolato del previsto.

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Simone e Lisa insieme al piccolo Marco
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