Corriere Fiorentino

Il purismo nelle arti secondo Cesare Guasti

- Di Luca Scarlini

Cesare Guasti propugnò con ogni mezzo possibile il purismo nelle arti, di cui firmò un manifesto intransige­nte nel 1852, con Carlo Pini e Carlo e Gateano Milanesi. Per suo diretto intervento l’anno prima era giunto alla direzione dell’Istituto di Belle Arti di Siena Cesare Mussini, che trasformò la scuola nel centro di irradiazio­ne del severo stile, che rileggeva la lezione del ‘400 più spirituale (con una predilezio­ne per Beato Angelico) alla luce di Ingres. Parlando de «Il trionfo della verità», egli scrive: «l’artista fece intendere come i grandi poeti, i grandi filosofi, i grandi artefici, i grandi cittadini abbiano in ogni tempo e presso ogni nazione renduto omaggio a quel Vero che è una cosa sola col Bello e col Buono». Per lo scrittore pratese la bellezza fisica, «è il segno di una interna bellezza spirituale». L’opera di Mussini gioca con riferiment­i al Rinascimen­to nella dimensione sacra (la bella «Mater dolorosa» su fondo oro alla Pinacoteca Civica di Siena) e in quella profana, come evidenzian­o «I parentali» di Platone celebrati dal Magnifico, che si trova a Bourg-en-Bresse, al Musée de Brou. Guasti seguì e sostenne la carriera del conterrane­o Alessandro Franchi, che ottenne vasta segnalazio­ne per gli affreschi nella Cappella del Crocifisso del Duomo di Prato. Olschki ha pubblicato l’interessan­te volume su Guasti a cura di Lorenzo Fabbri: all’interno spicca il saggio di Carlo Sisi sulle relazioni con il mondo artistico del suo tempo.

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