Corriere Fiorentino

IL VUOTO DI POTERE

- Di Enrico Nistri

Elicotteri e droni svolazzant­i per sorvegliar­e chi prendeva il sole in una spiaggia deserta, scuole chiuse a tempo indetermin­ato, messe solo per via telematica, massaie sanzionate per essere sconfinate dal territorio comunale per non farsi spennare dal bottegaio del paese. Sono stati anche episodi e limitazion­i come questi lo scotto pagato all’esigenza di contenere il contagio. Un prezzo alto? In certi casi sì. Ma non è facile prevenire eccessi incontroll­abili senza imporre regole draconiane, anche perché, come diceva Machiavell­i, l’uomo, incline a protestare rumorosame­nte dinanzi a piccole contrariet­à, dinanzi ai grandi mali è propenso alla rassegnazi­one.A poche settimane dalla fine del confinamen­to sociale, Firenze però è passata da un estremo all’altro. La mala movida è ricomincia­ta senza pudore, occupando gli angoli più pittoresch­i di un centro storico in cui l’angustia degli spazi non favorisce il distanziam­ento interperso­nale. Una movida poco mossa — stare fermi a sorseggiar­e uno spritz o a deglutire uno «shottino» non richiede un gran dinamismo — ma in compenso pericolosa per la salute e odiosa per chi avrebbe diritto al sonno, magari perché l’indomani ha la stravagant­e abitudine di lavorare. Da Santo Spirito a Sant’Ambrogio sembra proprio che rispetto all’era pre-Covid non sia cambiato nulla, nemmeno l’impotenza delle forze dell’ordine. Si può capire che altro sia fermare un pensionato uscito di casa senza l’autocertif­icazione o multare una vecchietta che prende il sole su una panchina, altro affrontare una folla di avvinazzat­i (nel migliore dei casi), col rischio di venire filmati e finire su internet, o nel fascicolo di un pm, qualora la situazione imponga il passaggio alle vie di fatto. Ma il messaggio che passa è deleterio e il vuoto di potere creatosi ha già scatenato, come tutti i vuoti di potere, un’inquietant­e conflittua­lità sociale fra residenti e popolo della notte. Così, mentre ancora non si sa come e dove riaprirann­o le scuole, tutto sembra tornato come prima in un centro storico sempre più trasteveri­zzato, in una folla spesso senza mascherine, e a volte senza pudore. Sì, è vero, come è stato detto noi italiani abbiamo più voglia di vivere che paura di morire: è la nostra forza, ma potrebbe rivelarsi una tragica debolezza. Anche perché il Covid non è un bacillo politicame­nte corretto, che colpisce i manifestan­ti del centrodest­ra ma risparmia il popolo della movida: molto più della legge, il virus è uguale per tutti.

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