Si sono rivisti, con il divieto di abbracciarsi
Primo giorno di visite dopo il lockdown. Anziani e famigliari in giardino, a due metri di distanza
Si sono rivisti, PONTASSIEVE quattro mesi dopo. Qui siamo nel giardino della Rsa Villa Laura, a Pontassieve. I famigliari degli anziani ricoverati sono arrivati uno alla volta. L’incontro è avvenuto all’esterno della struttura, a due metri di distanza. Proibito per sicurezza ogni contatto.
Chiara non vede la nonna da quattro mesi. Quando varca la soglia dell’Rsa ha il pancione di nove mesi. E quando la nonna Augusta la vede arrivare con quel pancione, si mette quasi a piangere dall’emozione. Saluta con la mano e dice: «Come sei bella, che bella pancia, siete già in due dentro quel corpo». La nipote guarda gli occhi liquidi della nonna, le mostra bene la pancia e le confida: «La chiameremo Sofia, dovrebbe nascere tra pochi giorni, proprio oggi scade il tempo». La nonna, seduta sulla carrozzina a due metri di distanza, si porta il fazzoletto agli occhi e chiede: «Avete già comprato il passeggino? E la culla?». La nonna ha novant’anni ma ancora si preoccupa come se fosse una madre. «Certo nonna, abbiamo tutto, anche i vestitini e le coperte».
Le Rsa, da ieri mattina, hanno riaperto alle visite dei parenti. Momenti commoventi a Villa Laura di Pontassieve, struttura della Misericordia di
Firenze, una delle poche case di riposo a non aver registrato neppure un caso di Coronavirus né tra il personale né tra gli ospiti.
Sette visite il primo giorno, tutte in giardino per evitare potenziali contaminazioni. Tra queste c’è quella di Luisa, figlia della novantenne Marta. Gli ospiti devono restare a distanza dei propri familiari, queste sono le regole. A delimitare i due metri c’è un mattoncino che i figli degli anziani non possono superare. Ma Luisa, vestita di rosso elegantissima, arriva con il cane al guinzaglio che però è troppo felice di rivedere nonna Marta. E allora scodinzola, le va incontro, il guinzaglio viene tirato, l’anziana signora vorrebbe accarezzarlo. È vero, ci sono le regole, ma lei sussurra: «Vieni Rex, vieni, fatti accarezzare, quanto mi sei mancato, sei un tesoro, tutto avrei pensato meno che oggi avrei potuto vedere il mio dolce Rex». Poi si guarda attorno e chiede: «Vorrei dargli qualcosa da mangiare, non c’è niente che posso dargli?». E la figlia Luisa si emoziona: «Ho i brividi in tutto il corpo, erano oltre tre mesi che non vedevo la mia mamma». Poi le dice: «Mamma, ti ho portato quelle caramelle che ti piacciono tanto, le ho lasciate agli operatori della casa di riposo, così puoi mangiarle quando vuoi, anche se ti vedo un po’ ingrassata».
Non è facile parlarsi a distanza dopo tre mesi di vuoto e video chiamate su whatsapp. Parole che vanno e parole che vengono. Ci si dice tutto.
E poi c’è l’anziano Brizio, che ripete in continuazione di sentire dolore al corpo. È in carrozzina e si muove male. C’è sua figlia, si siede per terra a due metri di distanza, parla al padre e gli dice di stare tranquillo: «Vedrai che dopo pranzo, quando ti metti a letto, i dolori passeranno poco a poco». Brizio ha voglia di fumare e allora un ospite dell’Rsa scende in pigiama e gli porta una sigaretta. Una piccola soddisfazione. Poi si rivolge alla figlia e dice: «Vieni qui, vieni più vicino». Ma non si può, risponde la figlia: «Vedrai babbo che arriveranno presto tempi migliori e potremo riabbracciarci, come facevamo una volta». È difficile vedersi e non toccarsi, non accarezzarsi, non darsi la mano, un abbraccio. Le visite dei parenti, in via sperimentale e molto contingentate, erano già cominciate nei giorni scorsi. Tra queste un figlio che si è presentato con il bambino appena nato nella culla. L’anziano nonno si è alzato dalla sedia per andare incontro al nipotino e prenderlo in braccio, ma si è dovuto rimettere a sedere per mantenere le distanze. «Queste sono le regole della Asl — dice la direttrice Cecilia Valleri — Per entrare misuriamo a tutti la febbre e spruzziamo il gel, dobbiamo continuare a seguire ogni giorno le regole perché il virus è ancora tra noi e potrebbe tornare. È dura gestire la struttura in queste condizioni, ma è l’unico modo per avere zero contagi, come è successo da noi, e questo è stato un motivo di grande orgoglio».
❞ L’attesa del contatto Vedrai babbo che arriveranno presto tempi migliori e potremo riabbracciarci come facevamo una volta, come piace a te