Il futuro di Firenze, il centro svuotato e le scelte della maison Emilio Pucci
Egregio direttore, mi permetta di rispondere all’intervista a Laudomia Pucci pubblicata dal Corriere Fiorentino sabato scorso. La facciata di Palazzo Pucci è imponente e massiccia. Dicono che sia stata disegnata in pieno Rinascimento dal celebre scultore e architetto Bartolomeo Ammannati mentre la famiglia passava momenti difficili. A quei tempi Pandolfo Pucci congiurava per uccidere Cosimo de’ Medici. Fu scoperto. Insieme ai complici fu impiccato alle finestre del Bargello. Una delle pene accessorie era la confisca dei beni ma dopo più di quattro secoli nel palazzo abitano ancora i Pucci. Venendo a tempi più recenti il marchese Emilio Pucci, entrato nel mondo della politica, venne eletto consigliere comunale con sindaco Massimo Bogianckino, deputato tra le file del Partito Liberale dal 1963 al 1972, ricoprendo la carica di sottosegretario al Ministero dei Trasporti. Una famiglia praticamente da sempre, molto influente. Emilio Pucci creatore d’alta moda e ambasciatore di fiorentinità nel mondo, alla fine degli anni ’80 conosce anche la crisi economica della sua azienda. Fu un momento difficile e la notizia del ridimensionamento dell’organico fece muovere la politica cittadina e toscana dalla quale usci ancora una conferma, quella che Emilio Pucci e la sua casa di moda erano uno dei simboli di Firenze e della Toscana nel mondo. Si arriva poi nell’aprile del 2000 la famiglia Pucci raggiunge un accordo con LVMH, gruppo francese leader nel mercato del lusso, che acquisisce il 67% dell’azienda, addio fiorentinità; ma non basta nel 2016 decide di trasferire la sede storica di Firenze, nonché quartier generale e 47 dipendenti a Milano.
Io sono in Consiglio Comunale dal 2014 (oggi Presidente del Consiglio comunale, di mestiere sono un metalmeccanico) quindi pienamente parte in causa delle scelte politiche amministrative degli ultimi 6 anni e sono rimasto meravigliato dall’intervista sulla città, di come dovrebbe essere e di come la politica non riesce ad interpretare il presente e meno che mai a progettare il futuro. Rimango meravigliato nel sentire che il centro è consacrato solo al turismo, che manca un’idea di città, manca un modo per coinvolgere e valorizzare oltre 10.ooo studenti stranieri, che le scelte urbanistiche e trasportistiche sono state disastrose vedasi piazza stazione senza più scuola marescialli da una parte e Majestic abbandonato dall’altra e tramvia nel mezzo, sono sconcertato dalle parole «io ho difficoltà a dire ai miei figli di tornare a Firenze una volta che avranno finito di studiare. Cosa sarei in grado di offrire loro qui?». Intanto vorrei sapere dove ha mandato a studiare i suoi figli, immagino all’estero, dove le scuole evidentemente suppone siano migliori, e poi parla di opportunità, quali prospettive offre Firenze? Nel 2016 la maison Pucci è stata trasferita a Milano: con i sindacati, con la Regione Toscana, con il Comune di Firenze abbiamo cercato di trovare una soluzione ma tant’è. Oggi la stessa cosa accade per la Maison Cavalli. «La Toscana deve recuperare la capacità di portare avanti progetti ambiziosi perché ha straordinarie eccellenze e quindi grandi opportunità. Penso al distretto del cuoio, che è la nostra Silicon Valley», ha detto ancora Laudomia Pucci. Facile allora indicare le ricette «puntare sulle librerie, sui negozi di arte e pittura, le sartorie, le realtà che rappresentano l’immagine di Firenze come Procacci o Loretta Capponi» o Emilio Pucci... ah no scusate questa non c’è più: è stata trasferita a Milano.
Il passato ha un suo peso e recriminare è legittimo. Ma per affrontare e risolvere il caso Firenze bisognerebbe soprattutto guardare il presente e disegnare un futuro. Compito che dovrebbe spettare innanzitutto alla classe politica. (p. e.)