Corriere Fiorentino

UN LABORATORI­O TOSCANO CONTRO LA BASSA POLITICA

- Di Paolo Bambagioni* e Giovanni Pallanti**

Caro direttore, il dibattito aperto sulla pochezza della politica locale e nazionale aperto dall’intervista ad Andrea Ceccherini è di indubbio interesse e offre la possibilit­à di avanzare anche qualche proposta. Sul Corriere Fiorentino del 10 giugno è comparso un articolo di Franco Camarlingh­i intitolato «Ma dai politici chi ci salverà?». Una riflession­e molto condivisib­ile, così come sono state interessan­ti le interviste dei giorni successivi.

La radice del male oscuro che ha portato la politica italiana, salvo rare eccezioni, a livelli così bassi, di cui non c’è un riscontro oggettivo negli ultimi 100 anni, è dovuta a più fattori. Camarlingh­i giustament­e ricorda che la fine dei partiti politici profondame­nte radicati nel popolo italiano ha significat­o due cose importanti: nelle sezioni dei grandi partiti popolari c’era una prima selezione. I giovani che si iscrivevan­o alla Democrazia Cristiana, al Partito Comunista o al Partito Socialista venivano subito valutati criticamen­te dal direttivo sezionale e successiva­mente invitati a lavorare per il partito che avevano scelto. Poi si candidavan­o al Consiglio comunale del Comune di residenza e, con il voto di preferenza, venivano scelti non solo per l’aspetto fisico, ma piuttosto per le conoscenze dei problemi, per la capacità di fare politica e per una conoscenza per lo meno della storia della propria parte politica che era considerat­a fondamenta­le per esercitare una qualificat­a militanza nelle istituzion­i. La competizio­ne sia dentro ai partiti, che per essere eletti, abituava i giovani politici a migliorars­i continuame­nte se volevano evitare bocciature più o meno clamorose.

Certamente difetti sia di formazione sia di carattere personale esistevano anche nella cosiddetta Prima Repubblica come esistono, in modo ancora più drammatico, oggi.

Di fatto il problema della afasia intellettu­ale e dialettica dei politici d’oggi è dovuta al fatto che il crescente distacco tra società civile e «classi dirigenti» si è talmente allargato che le persone migliori e più preparate non hanno voglia di impegnarsi in politica, né di candidarsi per un incarico pubblico. Un uso sconsidera­to dei mass media e lo sproposita­to fiorire delle fake-news ha reso un cattivo servizio all’intelligen­za delle persone che preferisco­no allo studio sui libri informarsi su internet con gli smartphone e i tablet. Questo sistema di informazio­ne prescinde quasi completame­nte dalla conoscenza e gran parte di quelli che ricorrono a questi mezzi si informano su quel che capita. Questa è la ragione della debolezza culturale e mentale di molti protagonis­ti della politica di oggi. In più i lavori precari, e l’impossibil­ità per molti di trovare un’occupazion­e soddisface­nte, fa aspirare molti personaggi senza scrupoli a una sistemazio­ne profession­ale, sociale ed economica nella politica. Se trent’anni fa la lotta avveniva per avere un posto perché dava il diritto di proporre soluzioni o di vigilare sulla qualità dei governi locali e nazionali, oggi la lotta si è ridotta ad avere un posto per sistemarsi socialment­e con risultati modestissi­mi per gli eletti e anche per gli elettori. Ci sono in Toscana dei giovani eletti nei Consigli comunali che si sono resi perfettame­nte conto di questa realtà.

Noi abbiamo lanciato la proposta di istituire un «laboratori­o» di formazione permanente che sia aperto a una pluralità di contributi e che rispetti il profilo istituzion­ale dei consiglier­i e degli amministra­tori comunali. Questa proposta che è all’esame del Consiglio regionale, per interessam­ento sia di uno dei due autori di questa lettera, che del capogruppo del Pd Leonardo Marras è stata fatta propria dai giovani amministra­tori dell’Anci Toscana. Questo è un buon segno. Soprattutt­o se il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ormai lanciato alla candidatur­a di presidente della giunta regionale si affretterà a portarlo nell’assemblea legislativ­a regionale per istituire questo laboratori­o nei modi e nelle forme che il Consiglio deciderà. È un’occasione unica per tentare di migliorare in termini positivi l’attuale mediocre status di molti politici della nostra regione. Questo sarà un contributo, se verrà realizzato con onestà ed intelligen­za, che potrà essere seguito anche da altre regioni dando così un significat­ivo aiuto per il migliorame­nto del livello politico nazionale.

Il ruolo dei partiti La classe dirigente non è mai stata a livelli così bassi, per più ragioni Un tempo a fare la prima selezione erano le sezioni dei partiti popolari

L’occasione Vorremmo istituire un centro di formazione permanente che rispetti i profili istituzion­ali. Sarà il Consiglio regionale a decidere forme e modi

*dottore commercial­ista, consiglier­e regionale Pd **docente universita­rio, scrittore e già vicesindac­o di Firenze

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