UN LABORATORIO TOSCANO CONTRO LA BASSA POLITICA
Caro direttore, il dibattito aperto sulla pochezza della politica locale e nazionale aperto dall’intervista ad Andrea Ceccherini è di indubbio interesse e offre la possibilità di avanzare anche qualche proposta. Sul Corriere Fiorentino del 10 giugno è comparso un articolo di Franco Camarlinghi intitolato «Ma dai politici chi ci salverà?». Una riflessione molto condivisibile, così come sono state interessanti le interviste dei giorni successivi.
La radice del male oscuro che ha portato la politica italiana, salvo rare eccezioni, a livelli così bassi, di cui non c’è un riscontro oggettivo negli ultimi 100 anni, è dovuta a più fattori. Camarlinghi giustamente ricorda che la fine dei partiti politici profondamente radicati nel popolo italiano ha significato due cose importanti: nelle sezioni dei grandi partiti popolari c’era una prima selezione. I giovani che si iscrivevano alla Democrazia Cristiana, al Partito Comunista o al Partito Socialista venivano subito valutati criticamente dal direttivo sezionale e successivamente invitati a lavorare per il partito che avevano scelto. Poi si candidavano al Consiglio comunale del Comune di residenza e, con il voto di preferenza, venivano scelti non solo per l’aspetto fisico, ma piuttosto per le conoscenze dei problemi, per la capacità di fare politica e per una conoscenza per lo meno della storia della propria parte politica che era considerata fondamentale per esercitare una qualificata militanza nelle istituzioni. La competizione sia dentro ai partiti, che per essere eletti, abituava i giovani politici a migliorarsi continuamente se volevano evitare bocciature più o meno clamorose.
Certamente difetti sia di formazione sia di carattere personale esistevano anche nella cosiddetta Prima Repubblica come esistono, in modo ancora più drammatico, oggi.
Di fatto il problema della afasia intellettuale e dialettica dei politici d’oggi è dovuta al fatto che il crescente distacco tra società civile e «classi dirigenti» si è talmente allargato che le persone migliori e più preparate non hanno voglia di impegnarsi in politica, né di candidarsi per un incarico pubblico. Un uso sconsiderato dei mass media e lo spropositato fiorire delle fake-news ha reso un cattivo servizio all’intelligenza delle persone che preferiscono allo studio sui libri informarsi su internet con gli smartphone e i tablet. Questo sistema di informazione prescinde quasi completamente dalla conoscenza e gran parte di quelli che ricorrono a questi mezzi si informano su quel che capita. Questa è la ragione della debolezza culturale e mentale di molti protagonisti della politica di oggi. In più i lavori precari, e l’impossibilità per molti di trovare un’occupazione soddisfacente, fa aspirare molti personaggi senza scrupoli a una sistemazione professionale, sociale ed economica nella politica. Se trent’anni fa la lotta avveniva per avere un posto perché dava il diritto di proporre soluzioni o di vigilare sulla qualità dei governi locali e nazionali, oggi la lotta si è ridotta ad avere un posto per sistemarsi socialmente con risultati modestissimi per gli eletti e anche per gli elettori. Ci sono in Toscana dei giovani eletti nei Consigli comunali che si sono resi perfettamente conto di questa realtà.
Noi abbiamo lanciato la proposta di istituire un «laboratorio» di formazione permanente che sia aperto a una pluralità di contributi e che rispetti il profilo istituzionale dei consiglieri e degli amministratori comunali. Questa proposta che è all’esame del Consiglio regionale, per interessamento sia di uno dei due autori di questa lettera, che del capogruppo del Pd Leonardo Marras è stata fatta propria dai giovani amministratori dell’Anci Toscana. Questo è un buon segno. Soprattutto se il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ormai lanciato alla candidatura di presidente della giunta regionale si affretterà a portarlo nell’assemblea legislativa regionale per istituire questo laboratorio nei modi e nelle forme che il Consiglio deciderà. È un’occasione unica per tentare di migliorare in termini positivi l’attuale mediocre status di molti politici della nostra regione. Questo sarà un contributo, se verrà realizzato con onestà ed intelligenza, che potrà essere seguito anche da altre regioni dando così un significativo aiuto per il miglioramento del livello politico nazionale.
Il ruolo dei partiti La classe dirigente non è mai stata a livelli così bassi, per più ragioni Un tempo a fare la prima selezione erano le sezioni dei partiti popolari
L’occasione Vorremmo istituire un centro di formazione permanente che rispetti i profili istituzionali. Sarà il Consiglio regionale a decidere forme e modi
*dottore commercialista, consigliere regionale Pd **docente universitario, scrittore e già vicesindaco di Firenze