In coda al cinema Portico (con i fiori per dire grazie)
Cento spettatori il primo giorno di riapertura: «Durante il lockdown sognavo le poltroncine»
Alla signora Adelaide il lockdown ha provocato l’insonnia. «No, non perché stavo chiusa in casa. Anche perché uscivo di nascosto...». Le scappa l’occhiolino, mentre fa la coda fuori dal cinema Portico, in via Capo di Mondo. «No, nemmeno per la convivenza forzata con mio marito». Occhiolino numero due, la fila prosegue: Adelaide è entrata, ormai quasi di fronte alla biglietteria. «Mi è venuta l’insonnia — prosegue — per la mancanza del cinema. Non vedevo l’ora. Aspettavo il primo giorno utile. Qualsiasi film ci fosse ma al cinepanettone avrei detto no. Ma per fortuna danno Favolacce. Lo volevo proprio vedere». Saltella sul posto aspirando la sigaretta con forza. Eccitata come un’adolescente al primo appuntamento. Anche se neppure il figlio della signora Adelaide è più un adolescente. Ma la differenza non si vealla de: «La sentivo quella voce provenire dagli spot, da internet, che mi diceva, anzi mi voleva convincere, a guardare Netflix e altre diavolerie in streaming. Ma niente. Nemmeno i dvd. Due libri di pari passo, la sera. E tanta insonnia». Ma quando Adelaide sognava «sognavo di andare al cinema».
La signora Adelaide era sicuramente la più cinefila e appassionata della (in alcuni momenti lunga) coda che lunedì sera, prima delle 21, usciva dalle porte del Portico per arrivare quasi all’angolo con via Mannelli. Sono stati un centinaio gli avventori— metà per Favolacce e metà per I Miserabili — che hanno battezzato il giorno uno dell’unico cinema a riaprire in città dopo la chiusura forzata da pandemia. Entusiasti, elettrizzati. E anche riconoscenti: una coppia ha prima comprato il biglietto, poi ha lasciato titolare Monica Caloffi un mazzo di fiori sul banco della biglietteria. «Per ringraziarmi di aver riaperto. Il nostro è un pubblico affezionato, tutte facce conosciute».
L’Odeon e la Compagnia hanno preferito proseguire sulla strada dei servizi online. L’Adriano si è rifiutato di riaprire «perché trovo assurda la disposizione sull’aria condizionata» ha detto il titolare Maurizio Paoli. Tutti gli altri hanno fatto scelte simili. Ma il Portico no. «Non riapriamo come tentativo, né per esperimento — premette Monica Caloffi —Ma per dare una speranza ai cittadini, dirgli che no, non c’è nulla da aver paura nel tornare al cinema. Volevamo lanciare un segnale, per dire che ci siamo». Anche perché «noi abbiamo un impianto di condizionamento dell’aria a estrazione, quindi il problema non si pone».
Ed eccoli. Contenti. Cento persone in un lunedì di giugno «quando di solito il lunedì d’estate siamo chiusi». Ma «come potevamo dire di no al primo giorno, simbolico, importante». C’erano anche i due figli di Monica a testimoniare questa seconda vita postcovid della doppia sala in zona piazza Alberti. Entrambi fermi lì a guardare. E a sorridere. Hanno segnato tutte le poltroncine: file di lettere, colonne di numeri. E per la prima volta hanno il biglietto col posto numerato, per esigenze di distanziamento . Con un ragazzo sempre sulla porta a prendere nomi, cognomi e numeri di telefono di chiunque entri. «Nel caso qualcuno risultasse positivo al covid — spiega a uno spettatore— dobbiamo potervi rintracciare tutti».
I numeri sono bassi per un giorno normale. Alti per le attese di questa particolare ripartenza. Età media degli avventori intorno ai 60 anni. Ma tutti emozionati come ragazzini in libera uscita. «Siamo soddisfatti del risultato»dicono. Anche perché la Sala Blu, quella grande, piano terra, dai 528 posti originari ora può contenere al massimo 150 spettatori. Mentre la Sala Verde al piano di sopra, passa da 166 a 50. E in contemporanea non possono esserci più di 200 persone. Il bar hanno preferito lasciarlo chiuso non per dovere, ma per responsabilità.
Le misure di sicurezza Misurazione della febbre all’ingresso, bar chiuso, sedie numerate e sale con al massimo 150 e 50 spettatori