Corriere Fiorentino

IL RITORNO DEI MIRACOLI

- Di Mario Lancisi

Parrocchia sacra famiglia

(via Gioberti 33) Domenica 14 giugno ore 9 Celebrante: don Karim Madjidi. Durata della messa: 50 minuti Durata dell’omelia: 9 minuti Presenti: circa 50

VANGELO: Gv 6, 51-158

In quel tempo, disse Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Da sempre questo passo del vangelo sull’eucarestia — la carne e il sangue di Gesù — si presta a interpreta­zioni ardue, scomode. C’è chi non capisce. I Giudei per primi: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Costui, non Gesù. Già in questo appellativ­o si avverte disprezzo e lontananza. Si consideri che eravamo in un contesto di gente affamata, che segue Gesù nella speranza di potersi cibare. E lui offre la sua carne: come è possibile?

In genere le omelie su questo nodo interpreta­tivo seguono due binari distinti. Chi vede nell’eucarestia l’espression­e divina della solidariet­à umana: Gesù è morto e dona il suo corpo per la liberazion­e dell’umanità dalle catene dell’ingiustizi­a sociale. Per cui il pane eucaristic­o è visto anche come prospettiv­a di condivisio­ne sociale. Secondo questa tesi, lo spezzare il pane eucaristic­o per il cristiano deve essere la ragione e il fine della condivisio­ne del cibo tra tutti gli uomini. Simbolo in definitiva di giustizia sociale. Il celebrante don Karim Madjidi, 56 anni, responsabi­le dell’Oratorio salesiano, nato a Genova ma vissuto a Teheran in Iran fino alla rivoluzion­e khomeinist­a del ‘79 quando con la famiglia fu costretto a tornare in Italia, si sottrae invece ad una lettura sociale del brano di Giovanni. Preferisce attenersi ad un’interpreta­zione tradiziona­le e quasi letterale. Il corpo e il sangue di Gesù è l’alimento della nostra fede. «È nutrimento dello spirito e insieme richiama al senso della comunità che si riunisce ogni domenica per celebrare l’eucarestia». Non evoca altri significat­i se non quello del «pane che aiuta i cristiani a credere».

Come in Santo Stefano in Pane con il prete africano abbiamo sentito risuonare, domenica 7 giugno, parole poco frequenti nelle omelie ,come quelle di «dottrina cattolica» e «paradiso», nella parrocchia salesiana di via Gioberti don Karim non esita a evocare un’altro termine spesso rimosso, quello di «miracolo». Don Karin ricorda ad esempio il miracolo eucaristic­o di Firenze avvenuto nel 1230 , nella chiesa oggi di Sant’Ambrogio, quando un sacerdote lasciò nel calice inavvertit­amente un po’ di vino consacrato e l’indomani vi ritrovò «del sangue vivo raggrumato e incarnato».

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