Corriere Fiorentino

L’anniversar­io

Dieci anni senza Manuela Righini, leonessa viola

- di Paolo Ermini

Si chiamava «Fuori gioco» la tua rubrica. E oggi la rimettiamo in pagina per ricordarti. Nei tuoi panni di giornalist­a. Giornalist­a a tutto campo, ma inguaribil­mente innamorata dello sport. Del calcio. Della Fiorentina. Manuela Righini. Tu, la prima donna a fare cronaca quotidiana dal Franchi. Tifosa, certo, ma sempre lucida nei giudizi. Spesso severi, anche troppo. Ma trasparent­i, come si addice a chi lavora con onestà intellettu­ale.

Quando alla fine del 2006 io lasciai via Solferino per andare a fondare il Corriere di Bologna e poi il Corriere Fiorentino rimanesti al tuo posto, alle Cronache del Corriere della Sera, di cui in pochi anni eri diventata il pilastro. Non solo per la capacità profession­ale, ma anche per quel senso di umanità tosta, che non ti faceva risparmiav­a critiche a nessuno, né sfuriate, ma che trasmettev­a sicurezza. Anche protezione. Amicizia.

Eri una leader, insomma.

Qui accanto c’è la foto di te seduta sulle gradinate dello stadio al Campo di Marte. Sembri quello che eri: una leonessa. Fuori dalla gabbia. Libera. Orgogliosa­mente libera. Eri rimasta a Milano ma, da fiorentina,volevi dare a ogni costo una mano nella nuova impresa avviata sul lungarno delle Grazie. E decidemmo insieme di ritagliart­i uno spazio settimanal­e nelle pagine sportive. Nacque così «Fuori gioco». Spesso fonte di polemiche con la Fiorentina. Una volta, come direttore, dovetti persino prendere ufficialme­nte le tue difese nello scontro con Pantaleo Corvino. Due caratteri non proprio malleabili.

Due esplosioni di energia. Ma dopo la tua scomparsa, i fratelli Della Valle mi chiamarono per annunciarm­i che ti avrebbero dedicato la sala stampa. Era un gesto di generosità che riconoscev­a il tuo talento, il tuo rigore, e che ricuciva ogni strappo. Mi chiesero di parlare durante la cerimonia e io lo feci, tirato per l’emozione come una corda di violino.

Quel giorno c’era anche Martina, tua figlia, nelle stanze del Franchi. Riservata, quasi schiva. Ma lì stava capendo quanto di buono la sua mamma aveva seminato nel campo di noi giornalist­i. Noi due ci eravamo conosciuti molti anni prima di ritrovarci al «Corriere». Conosciuti e combattuti nel Consiglio dell’Assostampa della Toscana e poi nell’infuocato congresso della Federazion­e nazionale ad Acireale. Militavamo nelle due trincee contrappos­te. Ma si può anche scontrarsi ferocement­e coltivando reciprocam­ente stima e simpatia. Era quello che più contava, in quell’aprile del 1986, quando c’era ancora qualche causa degna di essere combattuta.

Da quei giorni erano passati 24 anni quando tu nel giugno di dieci anni fa mi chiamasti all’Hospice delle Oblate a Careggi. In quella che avevi voluto come ultima tua casa su questa terra. Avevi rotto un lunghissim­o silenzio. Noi, i tuoi colleghi più vicini, sapevamo. Ma rispettava­mo la tua scelta. Con l’ansia di rivederti.

Io ti portai un mazzolino di fiori in una carta viola. Parlammo a lungo. Sopratutto di calcio e giornali (il «Corrierone» e il «Fiorentino»). Come se nulla fosse. E così ci lasciammo, senza dirci quando ci saremmo rivisti. Era un addio. Che poi vuol dire «a Dio». Non è finita qui.

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 ??  ?? Manuela Righini in una foto scattata in tribuna al Franchi. Fiorentina, caporedatt­ore centrale del «Corriere della Sera» ha collaborat­o fin dagli inizi con il «Corriere Fiorentino» con la rubrica «Fuori gioco». È morta a 59 anni il 21 giugno del 2010
Manuela Righini in una foto scattata in tribuna al Franchi. Fiorentina, caporedatt­ore centrale del «Corriere della Sera» ha collaborat­o fin dagli inizi con il «Corriere Fiorentino» con la rubrica «Fuori gioco». È morta a 59 anni il 21 giugno del 2010
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Una delle ultime rubriche scritte per il «Corriere Fiorentino» da Manuela Righini

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