UN INSULTO AGLI SFORZI
Passata (ma è davvero passata?) la Grande Paura Virale, si torna a manifestare. Ovviamente senza mascherine e tutti vicini-vicini, come ieri in piazza Santa Croce, fregandosene di se stessi e del prossimo.
Le piazze in una democrazia sono fondamentali, ne sono una parte vitale. Ma questa volta la folla è apparsa una sfida al buonsenso. Uno schiaffo in piena faccia a chi per settimane ha cercato di proteggersi e di proteggere. E ancora peggio se ciò avviene, come ieri, facendosi usbergo con la parola libertà. Inutile mascherarsi (ma senza mascherina) dietro problemi seri come la crisi economica e i ragazzi tenuti troppo lontani da scuola se poi la temperatura della piazza si poteva chiaramente misurare dai cartelli contro l’obbligo vaccinale o che inneggiavano alla demonizzazione del 5G in nome di quel principio di cautela che, dalla sponda opposta, viene inalberato dai «restoacasisti» a oltranza duri e puri. Uno scenario nel quale poteva tranquillamente sentirsi a proprio agio anche un terrapiattista o un nostalgico delle scie chimiche o da chi è convinto che la propria orticaria sia dovuta ad un chip inserito sotto pelle a tradimento. E inutile fare gli offesi se si sentono chiamare no-vax: basta guardare il sito web degli organizzatori per leggere la chiara critica alla scelta italiana di finanziare la ricerca per il vaccino contro il Covid-19 che tutti vedono come una prospettiva strategica, perché ormai il virus sarebbe «scomparso», con buona pace dei dati che ancora provengono da alcune regioni italiane e da diversi Paesi. C’è molto da fare e da discutere. Ma la piazza di ieri è un insulto pericoloso rispetto allo sforzo e alla fatica di centinaia di medici ed infermieri e di migliaia di cittadini di una Toscana che nello stesso giorno ha registrato per la prima volta la cifra zero nel computo dei morti per coronavirus.