Corriere Fiorentino

«Alex, esempio di vitalità estrema Anche io come lui sono rinato»

Caselli, atleta paralimpic­o: non si arrenderà, ha ancora tanti progetti

- Jacopo Storni

Un destino simile a quello di Zanardi: l’incidente, i soccorsi con l’elicottero, l’arrivo in ospedale in condizioni critiche. Poi il risveglio, e la notizia che non potrà tornare ad usare le gambe. Attorno a quel letto d’ospedale la moglie, sempre al suo fianco, e gli amici, giorno e notte a vegliare sulle sue condizioni, a incoraggia­rlo, a dirgli che non tutto è perduto, a ribadirgli che no, la vita non è finita, ma ricomincia, seppur in modo diverso. E lui, Fabrizio Caselli — fiorentino tra gli organizzat­ori di Obiettivo 3 e amico di Alex Zanardi — ha recepito il messaggio forte e chiaro.

E oggi, a distanza di vent’anni da quell’incidente, dice: «Dopo l’infortunio la mia vita è cambiata: in meglio. Adesso sono una persona libera, ho perso l’uso delle gambe ma faccio quello che mi piace, non ho più obblighi, ho lasciato il lavoro e giro il mondo grazie allo sport, sono un uomo felice». Il messaggio di Zanardi: trasformar­e quelle che sembrano condanne, in occasioni. «Perché dalla sofferenza si può rinascere». E dopo le dimissioni dall’ospedale, Fabrizio non si è arreso. E sono nati i suoi due figli: «Loro sono stati la mia forza». Caselli, nato a Pelago 52 anni fa e residente a Borgo San Lorenzo, ha partecipat­o alla staffetta Obiettivo 3 partendo dall’autodromo di Scarperia e arrivando in piazza Signoria. Ha sfilato per le strade del Mugello e di Firenze al fianco di Zanardi, tra gli applausi della gente. «Durante le soste abbiamo parlato tanto. Alex mi ha detto che ha in mente un sacco di progetti, di sogni ancora da realizzare, soprattutt­o per i giovani disabili». Ecco quello che ripeteva sempre: «Non smettete mai di sognare». E adesso, la sua vita è appesa a un filo: «Alex è un uomo coraggioso, è sempre andato oltre il rischio. Non so come sia potuto accadere l’incidente, penso che il destino si è messo nuovamente contro di lui». Quel che è certo, dice Fabrizio, è che «il suo esempio di vitalità estrema resterà comunque in chi ha aiutato a non arrendersi. La sua forza di volontà ha salvato vite, non solo nel mondo della disabilità, ma tra tutte le persone che hanno sofferto.

Ho visto coi miei occhi come il suo spirito combattivo abbia infuso la carica in tanti ragazzi che sono rinati».

Fabrizio ricorda un giorno, pochi mesi fa, a casa di Zanardi a Castiglion della Pescaia. «Ci ritrovammo per parlare proprio dell’organizzaz­ione di Obiettivo 3, era raggiante per questa manifestaz­ione, è nata da una chiacchier­ata tra me, lui e altri due atleti paralimpic­i. Era un progetto a cui teneva tanto e quando ne parlava era felice». Caselli pratica molti sport, dall’handbike al canottaggi­o paralimpic­o. Ha vinto titoli e medaglie: «Lo sport è stato motore della mia rinascita, mi alleno tutti i giorni, oltre a costruire biciclette e handbike». Il suo incidente è avvenuto prima di quello di Zanardi in Germania. Era il maggio 2000 e si trovava all’isola di Giannutri per un’immersione subacquea, quando durante la risalita è stato colpito da un infarto del midollo spinale e alla fine è arrivata la conferma che avrebbe dovuto passare la vita in carrozzina. «All’inizio del ricovero credevo che le condizioni delle mie gambe sarebbero migliorate. E invece non è andata così. Ho un carattere forte e sono riuscito a farmi scivolare questo trauma sulle spalle, l’importante nella vita è non arrendersi mai: questo è sempre stato anche il grande messaggio di Alex — sottolinea — Sono sicuro che lui, anche questa volta, non si arrenderà».

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Fabrizio Caselli, nato a Pelago 52 anni fa, con Alex Zanardi, 53 anni, in una foto dell’associazio­ne Rolling Dreamers

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