Corriere Fiorentino

Gli alberi e le curve del Boschetto «Se solo fosse entrato a Pienza...»

Sul luogo dello scontro ancora molti curiosi. «Il tir? Era praticamen­te fermo»

- Giulio Gori

Una Vespa rallenta la marcia, accosta a bordo strada, un uomo scende: si chiama Marco, è il macellaio di Pienza: «Sono venuto qui perché Zanardi è una persona perbene». Siamo al Boschetto, così i pientini chiamano un breve tratto di curve tra gli alberi, a meno di due chilometri dal paese, che per poche centinaia di metri nasconde la vista delle colline senesi. Per terra, ci sono le righe bianche che i carabinier­i hanno tracciato per ricostruir­e l’incidente di Alex Zanardi.

Tra l’erba ancora umida sui cui l’ironman bolognese è stato steso, c’è ancora qualche traccia dei soccorsi, come il contenitor­e di una siringa abvolte bandonato nella fretta dai sanitari. Lì, auto e moto rallentano per vedere, indicano dai finestrini. Venerdì, all’ora di pranzo, la doppia tappa di Obiettivo 3, la carovana che gira l’Italia per mandare un messaggio di «rinascita», di coraggio, di capacità di sfidare i propri limiti, era partita da Castiglion Fiorentino.

Lì vive Enrico Fabianelli, uno dei ragazzi dell’organizzaz­ione che corre su una handbike e che si è unito alla corsa. Ed è la città di Fabrizio Meoni, l’eroe della Parigi-Dakar, scomparso in gara 15 anni fa: oggi la sua associazio­ne «Occhi della speranza» continua la campagna per i bambini africani. Tra i testimonia­l anche il ciclista sette azzurro Daniele Bennati, che venerdì era con Zanardi. La prima semitappa ha portato il gruppo fino a Sinalunga, arroccata in cima a una salita ripidissim­a. In piazza Garibaldi, un giorno dopo, non si parla che di Zanardi che venerdì era lì, con una ventina di persone a prendere un altro dei suoi ragazzi, Alessandro Cresti. «È stato proprio Alessandro a portarlo da me — dice Andrea Bossi, titolare del bar L’Angolo, che per l’occasione ha creato un nuovo gusto di gelato, la Zanardata — è gentilissi­mo, si è fatto selfie con tutti, ha persino assaggiato il gelato. Non pensavo l’avrebbe fatto, è un atleta...». Il gruppone è ripartito verso Torrita di Siena, la strada è piatta, prima di svoltare per Pienza ed entrare tra le colline. Inizia un continuo saliscendi, gli scenari sono splendidi, ma non mancano rampe faticose. Quando la carovana è arrivata a Pienza, ha tirato dritto verso San Quirico d’Orcia, non è entrata in paese. «È stato a Pienza tante volte, viene spesso qui a mangiare. Se si fosse fermato...». Venerdì, un gruppo di ragazzi, tra cui il figlio di Marco il macellaio, era sulla strada ad applaudire Zanardi e tutti gli altri. Poi, via per la leggera discesa. Prima il bivio con Sant’Anna in Camprena, dove fu girato Il paziente inglese, poi il Boschetto e le curve.

L’asfalto è in buone condizioni, e dopo un rettilineo di appena 100 metri i segni per terra raccontano che Zanardi la curva verso destra non l’ha neppure iniziata a fare, l’handbike si è inclinata ed è andata dritta. Invadendo l’altra corsia. «È Alex che ha sbagliato», ha detto il suo allenatore Mario Valentini. Il limite è ai 60 all’ora, ma l’autoartico­lato, appena uscito da un tornante, non poteva andare neppure a 50. «Il camion era quasi fermo», hanno raccontato i testimoni. Per terra, nessun segno di frenata. Ci sono invece quelli dei carabinier­i, che rivelano due punti di impatto tra l’handbike e il camion, e poi un salto che Zanardi ha fatto verso sul ciglio opposto, a destra.

❞ Si è fermato tante volte a mangiare da noi in passato, ma venerdì ha tirato dritto per andare a San Quirico

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Zanardi in un bar di Sinalunga, la tappa prima del tragico incidente

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