SUSANNA, LE SUE CROCIATE E IL CENTRODESTRA-TAFAZZI
Un elettore di centrodestra oggi si troverebbe seriamente demotivato ad andare a votare. E non per la concorrenza del fantomatico partito di Beppe Conte, ma per il tafazzismo dei leader che guidano la coalizione. Da settimane, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia stanno portando avanti una trattativa estenuante sulle candidature alle elezioni regionali. Era in realtà già stato tutto deciso fin dalla scelta del presidente del Copasir, toccato alla Lega, con la spartizione tra le varie componenti della coalizione: la Toscana e il Veneto alla Lega, la Liguria e la Campania a Forza Italia, la Puglia e le Marche a Fratelli d’Italia.
Matteo Salvini, però, ha improvvisamente deciso che gli serve una regione nel Mezzogiorno, quindi ha detto no a Raffaele Fitto, candidato in Puglia, no a Stefano Caldoro, candidato in Campania (in questo caso sfruttando anche le divisioni di Forza Italia, divisa in caldoriani e anticaldoriani). Gli stop di Salvini sono stati itineranti. Una volta no a
Fitto, poi no a Caldoro, poi di nuovo no a Fitto. Insomma, un disastro. Anche perché il centrodestra avrebbe, o forse aveva, possibilità di vittoria, soprattutto in Puglia, dove tutti i sondaggi danno Fitto vincente contro Michele Emiliano.
Da qualche giorno, anche la Toscana è stata rimessa in discussione. Comprensibile. Se Salvini pone veti ovunque, sono inevitabili le ritorsioni degli alleati nell’unica regione possibile, la Toscana (il Veneto di Luca Zaia è oggettivamente inattaccabile). Sicché, Forza Italia — tramite il suo vicepresidente Antonio Tajani — adesso dice che l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi non va bene, e pure Fratelli d’Italia ha da eccepire. Il senatore Achille Totaro ha detto sul Foglio che «anzitutto, il candidato dovrebbe essere di Firenze, perché tra Firenze e provincia ci sono un milione di persone e se, tolti i grillini, veniamo sconfitti di nuovo lì 60-25, come già successo alle ultime Amministrative, significa che perdiamo automaticamente la Regione. Vincere, magari di poco, in altre province, non sarebbe sufficiente a riequilibrare la cocente sconfitta di Firenze».
È come in Emilia-Romagna, dove il centrosinistra è forte nei centri urbani, vedi Bologna. E il risultato è che il centrodestra guadagna una sconfitta onorevole, ma pur sempre una sconfitta. Il grave ritardo con cui gli sfidanti del centrosinistra si muovono, anche in Toscana, è evidente.
Il coronavirus non c’entra nulla, alcune scelte politiche si possono fare a prescindere dall’emergenza sanitaria. Perdere tempo significa non essere in grado di organizzare delle buone liste, comprese quelle civiche che servono a prendere i voti degli indecisi o quelli che si sono fatti prendere dalla foga antipartitica e quindi pensano di votare movimenti indipendenti (non è vero ma tutto fa brodo in politica).
C’è poi una questione specifica che viene sollevata dagli alleati della Lega su Susanna Ceccardi. La candidata individuata da tempo e adesso contestata appartiene — in questa stagione in cui si invecchia precocemente nel giro di due anni — già all’epoca del salvinismo feroce.
I moderati della coalizione, sempre meno numerosi a dire il vero visto che il baricentro ormai è quello sovranista, sono preoccupati dalle sortite di Ceccardi (peraltro tutte pisane o quasi, con tutte le conseguenze geopolitiche del caso che ben conosciamo in una regione fortemente campanilista): «Secondo voi perché la torre di Pisa compare nei video diffusi dall’Isis in cui si rilancia la guerra santa? Perché i monumenti pisani, i più belli del mondo, sono il simbolo dello splendore e della vittoria del mondo cristiano nel medioevo», ha detto in un video su Facebook l’europarlamentare leghista, facendo preoccupare gli italo-forzuti, convinti che la strategia dell’identitarismo feroce paghi poco oggi.
Ha funzionato benissimo nel 2018, soprattutto a Pisa, e per quanto la storia della vittoria politica della Lega Pisa sia esemplare (il centrosinistra spaccato che campa da anni al di sopra dei propri mezzi perde in una città progressista contro la Lega che ha preso i voti nei quartieri popolari) non può essere replicata con lo stesso copione in tutta la regione. C’è un tempo per ogni cosa.