TRE PUNTI DA CHIARIRE
❞
(p.e.) La movida è diventata un caso politico-istituzionale. È vero che i vigili urbani fiorentini hanno l’ordine di non intervenire contro chi nelle piazze e in strada disturba la quiete pubblica, l’assenza di mascherine e gli assembramenti? Questo è quanto ha dichiarato durante l’audizione in commissione il commissario Elio Covino della Polizia Municipale, secondo cui l’ordine sarebbe stato impartito dalla Prefettura. L’opposizione è andata subito all’attacco (manna dal cielo per il centrodestra, che così sulla movida ha potuto alzare la voce senza rinunciare a sostenere gli interessi dei gestori dei locali, come sempre hanno fatto i suoi maggiori esponenti): ecco svelato il perché — si è detto, più o meno — non è mai stato risolto il problema delle notti fiorentine.
La prefettura ha smentito Covino. Sinceramente, pensiamo che la ricostruzione del commissario sia stata, almeno, imprecisa. Probabilmente si tratta della richiesta di astenersi da iniziative non coordinate, per evitare effetti imprevedibili sul fronte dell’ordine pubblico. Ma l’occasione è propizia per chiarire all’opinione pubblica almeno tre punti: 1) quali sono le direttive impartite alle forze dell’ordine e alla polizia municipale rispetto alle manifestazioni di quotidiana inciviltà in alcune zone della città; 2) quali indicazioni sono state date per quanto riguarda le risposte alle segnalazioni dei cittadini, che quasi sempre si sentono abbandonati a se stessi, e che spesso non riescono neppure a trovare un interlocutore; 3) infine, ma è un aspetto decisivo, se la regia nel contrasto alla malamovida (che è una questione di decoro e civiltà, ma anche di sicurezza: basti pensare allo spaccio che si svolge negli stessi luoghi) è unica e chi ne risponde. Tutto si può capire, se non giustificare, ma sarebbe davvero grave se il caso si risolvesse in una sorta di scaricabarile tra le massime istituzioni cittadine.