Corriere Fiorentino

SCIERI, LA FORZA DI UNA FAMIGLIA

- Di Mario Lancisi

«Non finisce qui», era scritto sulla bandiera sventolata dagli amici di Emanuele Scieri mentre nel Duomo di Siracusa parenti e autorità gli davano l’ultimo saluto. Era il 27 agosto del 1999, una giornata caldissima e afosa. Quattro giorni dopo «Lele», così lo chiamavano in famiglia, avrebbe compiuto 26 anni.Ci sono voluti 21 anni, ma la storia non è finita lì, in quella cattedrale siracusana affollata e mesta. Ora che la coltre dei depistaggi è stata abbattuta è giusto rendere omaggio alla famiglia e agli amici di Emanuele che con tanta caparbietà hanno cercato verità e giustizia. «Ci vogliono lunghi anni prima che i valori che si basano sulla verità e sull’autenticit­à morale si impongano sul cinismo ma alla fine escono vittoriosi: sempre», ha scritto il drammaturg­o Vaclav Havel, ex presidente della Repubblica Ceca. Parole così simili a quelle che ci disse Isabella Guarini, la mamma di Scieri, il giorno prima del funerale, nella loro casa, in via Scalagreca, a Siracusa: «I tempi della verità sono spesso lunghi ma noi abbiamo pazienza». La pazienza ostinata di certi siciliani, nutriti di un alto senso dello Stato e di valori morali e civili radicati nel tempo e nella storia. Non a caso il riferiment­o ideale degli amici universita­ri di Lele, studenti come lui di legge, all’università di Catania, era il magistrato Paolo Borsellino. È quella Sicilia lì che incontramm­o ai funerali di «Lele». Pazienti sì, ma anche orgogliosi, gli Scieri. La morte tragica e maledetta di «Lele» rovesciava radicati pregiudizi: «La migliore Sicilia è qui, i siciliani veri siamo noi. Spesso siamo visti come conniventi con la mafia e l’omertà. Non è così», ci dissero gli amici del giovane parà ucciso. Oggi potrebbero dire che gli «omertosi» sono quanti, in questi anni, a cominciare da Pisa, hanno ostacolato la verità. Nei giorni scorsi la giunta pisana ha deciso di intitolare un parco alla memoria del giovane parà. Per non dimenticar­e quella morte tragica e crudele. Ma anche la lezione di compostezz­a e moralità degli Scieri. All’inaugurazi­one, quando ci sarà, mancherà papà Corrado, impiegato alla Dogana, morto avvolto in un dolore estremo. Ci saranno, oltre agli amici, la mamma Iolanda, insegnante, e il fratello Francesco, medico, più grande di un anno di «Lele». Che da ragazzo , quando morì il nonno, scrisse alla mamma: «Ricordati che io e mio fratello siamo grandi e autosuffic­ienti, quindi non preoccupar­ti per noi, ce la caviamo benissimo. Anzi, ti invito a guardare i tuoi figli come due alberi a cui appoggiart­i...».

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