Corriere Fiorentino

«Altro che banche online, ora si cercano quelle radicate»

Bosio (Cambiano): le lentezze nei prestiti? Le aziende vanno valutate bene

- Di Silvia Ognibene

«I soldi li abbiamo dati davvero». Francesco Bosio, direttore generale di Banca Cambiano, fa il punto su un anno chiuso con un bilancio largamente positivo e sull’attività dell’istituto durante questi primi, difficili, mesi del 2020. «Abbiamo seguito oltre tremila pratiche di richiesta per i finanziame­nti Covid fino a 25 mila euro in sette anni previsti dal Decreto Liquidità del governo, erogando complessiv­amente 50 milioni di euro. Siamo tra le prime trenta banche in Italia per questo tipo di operativit­à, secondo le rilevazion­i fatte dal Mef. Quelle che ci precedono però sono tutte banche “grandi” con molte più filiali delle nostre. Abbiamo in corso ad oggi 170 operazioni per finanziame­nti di importo superiore».

Si sono registrate numerose lamentele per la lentezza delle banche nel rispondere alle esigenze delle imprese: cosa ne pensa?

«Penso che le istruttori­e per erogare questi finanziame­nti vadano fatte con estrema attenzione e accuratezz­a. È vero che si tratta di prestiti garantiti dallo Stato, ma se i clienti non pagano, prima di ristorare le banche, lo Stato andrà certamente a controllar­e con quali criteri sono stati dati i soldi e pretenderà, giustament­e, che le banche abbiano agito con scrupolo. A volte le valutazion­i non sono immediate, non è aritmetica: si tratta di capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, ovvero se quell’impresa ce la farà a superare la crisi e restituirà i soldi oppure non ce la farà e i soldi andranno persi. Noi possiamo soltanto usare il massimo senso di responsabi­lità ed è quello che facciamo».

Si corre il rischio che gli affidament­i di oggi «causa Covid» diventino le sofferenze di domani, con forti impatti sui bilanci delle banche: avete rivisto i vostri obiettivi per l’anno prossimo?

«Fare previsioni a lungo termine oggi è temerario. Ma noi abbiamo confermato tutti i

● nostri obiettivi di budget per il 2020: siamo pienamente in linea, dopo aver pienamente centrato gli obiettivi che ci eravamo dati per il 2019».

Come avete chiuso il 2019?

«Con un utile di 13,2 milioni di euro rispetto ai 3,8 milioni del 2018: abbiamo chiuso un anno positivo, soprattutt­o perché questi utili sono stati generati dalla gestione caratteris­tica e non dalle attività finanziari­e».

Qual è il vostro obiettivo per il 2020?

«Si prevede di chiudere con un utile di 13,8 milioni. Obiettivo che, ripeto, confermiam­o. L’utile del semestre è coerente con la previsione di fine anno, perciò siamo confidenti. Riguardo gli impieghi il nostro obiettivo per il 2020 è una crescita del 3,5% a 2,7 miliardi. Per la raccolta totale un aumento del 2% sul 2019 a 3,5 miliardi».

Quanto impattano le moratorie sui vostri conti?

«Sono circa 180-200 milioni di rate di mutui e prestiti che ogni anno rientrano in via ordinaria. Oggi abbiamo ovviamente minori rientri per effetto delle sospension­i concesse ma dobbiamo erogare credito, anche attraverso i meccanismi di sostegno messi a punto dal governo: attualment­e l’incremento effettivo degli impieghi è, appunto, di circa 50 milioni».

Come si fa a tenere in piedi la banca con minori entrate e maggiori uscite?

«Si chiama “gestione”, cioè saper fare la banca. Oggi si sta riscoprend­o la validità di un sistema bancario radicato sul territorio, dopo l’ondata del digitale: sono i corsi e i ricorsi storici. Avere una impostazio­ne di operativit­à tradiziona­le rispetto alla prevalenza di gestione nella finanza consente una stabilità maggiore. La struttura bancaria tradiziona­le è basilare, anche se è stata messa in discussion­e e indebolita con la chiusura di molte filiali dovuta alle fusioni degli ultimi anni e con la crescita della banca virtuale. Questa epidemia e le sue conseguenz­e economiche stanno mostrando in modo evidente la necessità di tornare a fare banca sul territorio».

La Bce sta immettendo una grande quantità di liquidità nel sistema: sarà sufficient­e?

«Dipende da come verrà usata: sarà trasformat­a in credito all’economia o alimenterà una nuova giostra finanziari­a? In questo momento di grossa difficoltà si sta cercando di dare una risposta con manovre emergenzia­li di politica monetaria che per loro natura non possono colmare il vuoto di pianificaz­ione economica. C’è da augurarsi di non dover assistere a un nuovo giro di finanziari­zzazione, visto che il precedente ha distrutto l’economia reale».

(3. Continua. Le interviste precedenti: Paolo Raffini, presidente del Banco Fiorentino, 12 giugno; Mauro Pastore, dg di Iccrea Banca, 23 giugno)

❞ La chiusura di molte filiali ha indebolito la struttura tradiziona­le che invece è basilare

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