Corriere Fiorentino

Gli artigiani fiorentini alla ribalta

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Hanno incontrato Domenico Dolce nelle loro botteghe e sono già al lavoro per l’evento di Alta Moda di Dolce & Gabbana in programma il 2 e 3 settembre a Firenze. Sono gli artigiani fiorentini pronti alla ribalta internazio­nale.

Artigiani del legno, del vetro, della seta. Tra loro Saskia Wittmer (nella foto) che realizza scarpe su misura in Oltrarno, ci sono poi l’Antico Setificio Fiorentino e Mazzanti Piume.

Un bel modo per festeggiar­e i suoi venti anni di attività a Firenze. Saskia Wittmer (nella foto) dalla Germania dove è nata, dal 2000 foggia a mano scarpe su misura per clienti internazio­nali in via Santa Lucia. Il suo laboratori­o è in pieno centro storico ma almeno fino a prima dell’emergenza sanitaria, capitava di incontrarl­a più spesso in qualche aeroporto intenta a prendere la misura del piede del cliente di turno. È stato originale che uno dei primi ad entrare in bottega dopo la riapertura fosse uno degli stilisti italiani di punta come Domenico Dolce, ancora più originale che coinvolges­se una artigiana della calzatura come lei per la realizzazi­one di scarpe da indossare su una passerella. «Ho pensato — racconta Saskia — questa cosa è un po’ incredibil­e, ma poi visto che di indole sono sempre aperta alla novità ho apprezzato soprattutt­o l’eccezional­e e irripetibi­le occasione: quella di partecipar­e ad un evento di alta moda, qui a Firenze e con le mie creazioni». Già perché Domenico Dolce non ha imposto nessuno schema alla esperta artigiana. «Gli è piaciuto molto un modello che avevo realizzato in passato con la seta della Fondazione Arte della Seta Lisio altra eccellenza di Firenze. Così prendo spunto da quello e sto immaginand­o alcuni modelli dove mi piacerebbe far convivere assieme alla seta magari color oro, che richiama anche il tema Mediceo e la pelle che è il materiale principe con cui solitament­e lavoro. Immaginand­o questa fase di riavvio alla normalità mi giudico molto fortunata. Posso confrontar­mi con questo appuntamen­to unico e dedicarmi alla realizzazi­one delle scarpe con un tempo di lavoro che in un altro periodo della mia vita, sicurament­e per portare a termine gli ordini, non avrei potuto godere in modo così autentico».

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