Corriere Fiorentino

Le indagini e la rissa per il controllo del territorio

Lo scontro, in pieno lockdown, bloccò viale Rosselli scatenando l’ira dei residenti della zona

- Valentina Marotta

Volarono calci e pugni. I due gruppi rivali si affrontaro­no con pali e perfino con la ruota di una bicicletta, a due passi dalla Stazione Leopolda. Nella notte dello scorso 16 aprile, in pieno lockdown, le urla svegliaron­o all’improvviso gli abitanti del quartiere. Dalla finestra, qualcuno con il cellulare riprese quella rissa, prima di chiamare il 113. Ma quando arrivò la polizia, ormai i contendent­i si erano dileguati. O meglio, si erano spostati in via il Prato e poi in via degli Orti Oricellari.

E proprio qui, gli agenti delle volanti, su nuove segnalazio­ni dei residenti, trovarono un gruppo di extracomun­itari originari del Gambia che sbraitavan­o l’uno contro l’altro. Furono fermate otto persone, due delle quali avevano il viso graffiato. Nessuno spiegò come si erano procurati quelle escoriazio­ni. E qualcuno fornì nomi, che poi risultaron­o falsi in Questura. Quella notte gli otto gambiani furono denunciati per rissa.

Sono alcune delle 26 persone coinvolte nelle indagini sullo spaccio alle Cascine, condotte dai carabinier­i del Nucleo operativo della compagnia Oltrarno e coordinate dal pm Gianni Tei. Dieci gambiani sono finiti a Solliccian­o, per gli altri è stato disposto dal gip Agnese Di Girolamo, il divieto di dimora nella provincia di Firenze. Le accuse, a vario titolo: produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacen­ti, rissa e false attestazio­ni a pubblico ufficiale. Nessuno però è finito in carcere per la rissa di quella notte: dalle «immagini delle telecamere della viabilità cittadina non emerge vi sia stato alcuno scontro fisico, né lite tra soggetti», scrive il gip. Inoltre, i graffi sui volti dei due gambiani, «non sono sufficient­i», secondo il gip a sostenere «un grave quadro indiziario a carico degli otto indagati per rissa» ai fini dell’adozione di una misura.

Il giudice non ha dubbi, invece, sulla vocazione tradita del parco delle Cascine: da giardino per la città a «piazza di spaccio», dove «numerosiss­imi pusher, in maggioranz­a gambiani, hanno preso possesso del territorio». Una piazza suddivisa in quattro zone – fermata tramvia Cascine, viale degli Olmi, giardini della Catena, e l’area tra il campo di basket e i bagni pubblici - «in cui operano spacciator­i differenti, dediti alla vendita di distinte sostanze stupefacen­ti».

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