Corriere Fiorentino

Doppio lutto all’Accademia delle Arti del Disegno

A distanza di pochi giorni scomparsi gli studiosi Coluccia e Rocchi Coopmans de Yoldi

- E.S.

Due lutti, uno dopo l’altro a distanza di pochissimi giorni, hanno colpito l’Accademia delle Arti del Disegno. Nell’arco di una settimana sono scomparsi prima l’accademico d’onore Giuseppe Luigi Coluccia studioso della filosofia dell’umanesimo. Aveva 81 anni ed era nato in provincia di Lecce. Poi l’accademico emerito ed ex professore di restauro alla Facoltà di Architettu­ra di Firenze Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi. Aveva 95 anni e veniva da Como. Lo ha comunicato la presidente dell’Accademia Cristina Acidini che unisce il suo cordoglio a quello del presidente emerito Luigi Zangheri, del segretario generale Giorgio Bonsanti, del presidente della classe di architettu­ra Renzo Manetti e del presidente della classe di discipline umanistich­e e scientific­he

Giorgio Fiorenza. Giuseppe Luigi Coluccia è scomparso la scorsa settimana a seguito di una lunga malattia, a Sarzana, dove risiedeva da anni e dove si sono svolti i funerali, nella cattedrale di Santa Maria. Da amante della Lunigiana e di Dante ha saputo unire queste sue due passioni diventando uno dei massimi studiosi del periodo in cui il Sommo Poeta ha risieduto nella zona di Mulazzo e Aulla durante il suo esilio. Coluccia era membro d’onore dell’Accademia dal 2002 e tra i suoi studi principali si segnala il fondamenta­le volume su Basilio Bessarione di dieci anni fa e una vita di studi dedicata ai rapporti tra filosofia e religione nel campo dell’Umanesimo. Un infaticabi­le autore di poesie fin dagli anni settanta, di narrativa nei due decenni successivi, di critica letteraria e studi storici.

Rocchi Coopmans de Yoldi è venuto a mancare il primo giorno di luglio. Era un accademico delle Arti del Disegno da 30 anni esatti, dai tempi in cui l’accademia era presieduta dal celebre 007 dell’arte Rodolfo Siviero. Tra i suoi lavori più importanti si ricordano i venti anni in cui ha diretto, dopo averlo creato, il gruppo di lavoro che ha compiuto il rilievo dell’intero complesso della Cattedrale di Santa Maria del Fiore ricostruen­done esattament­e le cronologie di edificazio­ne e decorazion­e, in particolar modo con attenzione al periodo di Arnolfo di Cambio. Dal 1979 al 1999 ha insegnato restauro all’Università degli Studi di Firenze e il suo libro Istituzion­i di restauro dei beni architetto­nici e ambientali del 1990 è uno dei cardini imprescind­ibili negli studi d’architettu­ra.

«Quando scompare un accademico parliamo sempre di personalit­à che lasciano una forte impronta – ricorda Cristina Acidini – Rocchi lo conoscevo molto bene e anche se da anni lavorava defilato era sempre presente». Fu quando Acidini lavorava alla soprintend­enza dei Beni Architetto­nici che Rocchi intraprese «una campagna di rinnovamen­to dell’intero complesso di Santa Maria del Fiore e delle strutture medievali: ma la sua grande passione è sempre stata la cupola».

❞ Acidini Due personalit­à che hanno lasciato una forte impronta

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