Corriere Fiorentino

L’ORIZZONTE (CORTO) DI ROCCO

- Di Antonio Montanaro

Sarà anche vero che chi si accontenta gode, ma in pochi si aspettavan­o che ad accontenta­rsi fosse proprio lui, l’uomo del «fast, fast, fast», del sogno americano. A dire il vero, Rocco Commisso è andato anche oltre: ha rivendicat­o con orgoglio il decimo posto raggiunto nella stagione più sgangherat­a della storia della serie A. Nel calcio-non calcio del post quarantena la Fiorentina ha recuperato punti e calciatori importanti come Ribery e Kouame, ha subìto meno gol e ne ha segnati di più. Ma, appunto, stiamo parlando di partite giocate a ritmi bassi, senza pubblico, nel caldo afoso di un’estate con la mascherina. Partite che, si spera, non rivedremo più dal 19 settembre, data di inizio del nuovo campionato. Quel «nessuno come me al primo anno», insomma, è sembrata una stonatura alle orecchie di chi si aspettava una musica diversa. Se non il travolgent­e «Bolero» della presentazi­one al Franchi dell’estate scorsa, almeno un’incoraggia­nte «Primavera» di Vivaldi. Invece, prima la conferma di Beppe Iachini e poi il modesto orizzonte della «parte sinistra della classifica» per la prossima stagione hanno avuto il suono poco incoraggia­nte della «Notte sul monte calvo» di Musorgksij. Certo, Iachini ha rimesso in piedi, a colpi di catenaccio e contropied­e, una squadra senz’anima. Ma può bastare uno spirito da mediano — molto apprezzato da Rocco — per guardare con fiducia alla prossima stagione? Forse con centrocamp­isti come Amrabat, Castrovill­i, Duncan, Pulgar, con la fantasia di Ribery e magari con l’acquisto di un centravant­i da almeno 15 gol, Commisso avrebbe potuto osare di più, ingaggiand­o un allenatore che potesse tornare a far divertire i tifosi. In fondo se l’obiettivo è navigare tra il nono posto e la zona Europa non sarebbe meglio raggiunger­lo con il bel gioco?

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