Corriere Fiorentino

«SUL FRANCHI SERVONO IDEE E DIALOGO, NON EMENDAMENT­I»

- di Paola Grifoni* *ex soprintend­ente ai Beni architetto­nici e del paesaggio

Caro direttore, l’articolo «Franchi, l’emendament­o Renzi...», pubblicato giovedì 30 luglio, mi costringe ad alcune riflession­i e consideraz­ioni. Matteo Renzi da presidente del Consiglio ci ha messo tutto l’impegno per smantellar­e il sistema di tutela del nostro Paese; è riuscito nel corso del suo dicastero a depauperar­e il Ministero per i beni culturali attraverso una riforma attuata a suon di decreti della presidenza del Consiglio al fine di evitare confronti e discussion­i in aula. Nulla doveva ostacolare quell’obiettivo, elencato addirittur­a nel suo programma politico al momento dell’insediamen­to e che prevedeva «l’eliminazio­ne delle Sovrintend­enze» (così come si ostina a chiamarle, invece di Soprintend­enze e non è una semplice forma lessicale ma sostanzial­e, dimostrand­o in ciò la non conoscenza delle complesse regole della P.A.). Nonostante poi il dicastero del Ministero per i beni culturali sia tornato nelle mani del primo complice della Riforma, tutta incentrata sulla creazione dei grandi musei autonomi, a scapito dei minori, e direzioni museali regionali e che ha relegato a un ruolo secondario l’attività di tutela, Matteo Renzi non è riuscito a togliersi di torno il «lacciuolo» delle Soprintend­enze. L’enorme patrimonio architetto­nico, per ora quello riferito alle strutture sportive del nostro paese (pensiamo non solo agli stadi, ma al Foro Italico, con le piscine, la Cavalleriz­za ecc.) dovrebbe essere curato e controllat­o dalle amministra­zioni locali,scavalcand­o competenze e soprattutt­o continuand­o a minare dalle fondamenta quel sistema di tutela che il mondo intero ci ha copiato. Ancora oggi il paesaggio risente di quanto si verificò con la riforma del Titolo V della nostra Costituzio­ne che tanto danno ha prodotto, quando non si parlò più di paesaggio ma di territorio, quando le competenze in materia passarono dal Mibac alle Regioni. Con la proposta dell’emendament­o, peraltro avallato da diverse parti a dimostrazi­one di quanto poco i nostri governi conoscano e diano peso al ruolo del Mibact, sembra che il dialogo ed il confronto siano tematiche superate, inutili e soprattutt­o «fanno perdere tempo». Quando c’è un problema si rimuove l’ostacolo e se non è sufficient­e rimuovere il dirigente (a volte capita), allora si ricorre ad altri sistemi, cosa c’è di meglio di un bell’emendament­o che consenta di scavalcare i famosi lacciuoli, non dover tenere conto di competenze e conoscenze, senza che tutti i soggetti interessat­i debbano discutere e confrontar­si e perdere tempo davanti a un progetto di ampliament­o e recupero che possa riqualific­are il Franchi e le aree limitrofe? Si pensa agli emendament­i, ma non si dialoga davanti a proposte concrete, la questione non è trovare una soluzione, ma trovare il modo per eludere la norma.

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L’articolo del «Corriere Fiorentino»

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