«SUL FRANCHI SERVONO IDEE E DIALOGO, NON EMENDAMENTI»
Caro direttore, l’articolo «Franchi, l’emendamento Renzi...», pubblicato giovedì 30 luglio, mi costringe ad alcune riflessioni e considerazioni. Matteo Renzi da presidente del Consiglio ci ha messo tutto l’impegno per smantellare il sistema di tutela del nostro Paese; è riuscito nel corso del suo dicastero a depauperare il Ministero per i beni culturali attraverso una riforma attuata a suon di decreti della presidenza del Consiglio al fine di evitare confronti e discussioni in aula. Nulla doveva ostacolare quell’obiettivo, elencato addirittura nel suo programma politico al momento dell’insediamento e che prevedeva «l’eliminazione delle Sovrintendenze» (così come si ostina a chiamarle, invece di Soprintendenze e non è una semplice forma lessicale ma sostanziale, dimostrando in ciò la non conoscenza delle complesse regole della P.A.). Nonostante poi il dicastero del Ministero per i beni culturali sia tornato nelle mani del primo complice della Riforma, tutta incentrata sulla creazione dei grandi musei autonomi, a scapito dei minori, e direzioni museali regionali e che ha relegato a un ruolo secondario l’attività di tutela, Matteo Renzi non è riuscito a togliersi di torno il «lacciuolo» delle Soprintendenze. L’enorme patrimonio architettonico, per ora quello riferito alle strutture sportive del nostro paese (pensiamo non solo agli stadi, ma al Foro Italico, con le piscine, la Cavallerizza ecc.) dovrebbe essere curato e controllato dalle amministrazioni locali,scavalcando competenze e soprattutto continuando a minare dalle fondamenta quel sistema di tutela che il mondo intero ci ha copiato. Ancora oggi il paesaggio risente di quanto si verificò con la riforma del Titolo V della nostra Costituzione che tanto danno ha prodotto, quando non si parlò più di paesaggio ma di territorio, quando le competenze in materia passarono dal Mibac alle Regioni. Con la proposta dell’emendamento, peraltro avallato da diverse parti a dimostrazione di quanto poco i nostri governi conoscano e diano peso al ruolo del Mibact, sembra che il dialogo ed il confronto siano tematiche superate, inutili e soprattutto «fanno perdere tempo». Quando c’è un problema si rimuove l’ostacolo e se non è sufficiente rimuovere il dirigente (a volte capita), allora si ricorre ad altri sistemi, cosa c’è di meglio di un bell’emendamento che consenta di scavalcare i famosi lacciuoli, non dover tenere conto di competenze e conoscenze, senza che tutti i soggetti interessati debbano discutere e confrontarsi e perdere tempo davanti a un progetto di ampliamento e recupero che possa riqualificare il Franchi e le aree limitrofe? Si pensa agli emendamenti, ma non si dialoga davanti a proposte concrete, la questione non è trovare una soluzione, ma trovare il modo per eludere la norma.