Vorrei ma non posso in piazza del Carmine alberata a metà

Piazza del Carmine è un buon simbolo del complesso che affligge la Firenze odierna. Porre fine alla condizione di parcheggio della piazza e alberarla era una buona idea; non si è tuttavia osato crederci del tutto e si è giunti alla soluzione dell’angolino «vorrei ma non posso» davanti al solito lastricato. Verrà il momento in cui si capirà che bisogna alberare tutto, ma intanto è bene non perdersi la fauna che questo luogo ha generato. Sotto i gracili virgulti vi sono delle artistiche panchinette («vorrei che la gente si sedesse,» paiono dire, «ma non posso permettere che ci stia a lungo») che attraggono un certo passante: quello che si avvicina timidamente, come per una «sindrome dell’impostore», e timidamente siede e ristà (per poco, immobile), tramutandosi nell’ultimo pezzetto dell’involontario giardino zen qui formatosi, nell’area liminale tra lo yang del «vorrei» e lo yin del «non posso».