Corriere Fiorentino

Intervista con Prandelli: «Contento per Iachini, ma si pensi all’attacco»

I consigli dell’ex ct: il mercato deve essere condiviso con l’allenatore. Chiesa? Se ci fosse riconoscen­za...

- di Stefano Rossi

Sono passati quindici anni dalla prima volta di Cesare Prandelli sulla panchina della Fiorentina. Quello dell’allenatore di Orzinuovi resta uno dei cicli più importanti della storia viola. La scarpa d’Oro di Torni, le notti di Champions League e quelle in Europa League con la semifinale persa ai rigori, le magie di Adrian Mutu e l’insuperabi­le Sebastian Frey in porta. E poi le lacrime al momento dell’addio comunque solo sportivo perché Prandelli a Firenze è rimasto avendola scelta come casa.

Partiamo proprio dalla conferma di Iachini. Da allenatore che cosa ne pensa?

«Se l’è meritata col lavoro e i risultati che ha ottenuto. È stato ingaggiato per raggiunger­e la salvezza e dare solidità e ha raggiunto gli obiettivi. È un allenatore serio, ha carattere e quindi è giusto andare avanti insieme».

Molti tifosi però si aspettavan­o un nome più altisonant­e, magari internazio­nale…

«Perché, quando sono arrivato io lo ero? (sorride ndr)

Poi abbiamo fatto tutto quello che abbiamo fatto. Chissà, magari la storia si ripeterà e si aprirà un altro ciclo ricco di soddisfazi­oni».

Che bilancio fa di quest’annata della Fiorentina?

«È stato un anno particolar­e, di transizion­e. Adesso la proprietà ha capito come funziona il calcio italiano, certe dinamiche bisogna viverle per comprender­e. E soprattutt­o avrà inteso che l’aspettativ­a dei tifosi fiorentini è sempre alta, qui piacciono il bel gioco e i risultati».

Che mercato si aspetta?

«Condiviso. Le squadre che ottengono risultati sono quelle dove allenatore e ds sono in sintonia. Guardate l’Atalanta con Gasperini e Sartori oppure il Verona con Juric e D’Amico. Se Iachini chiederà determinat­i giocatori, dovrà essere accontenta­to. Nessuno pretende fuoriclass­e, ma lui dirà di quali caratteris­tiche ha bisogno e queste gli vanno garantite».

Ma che Fiorentina ha in mente Iachini secondo lei?

«Parto da quello che si è visto quest’anno, Beppe ha cambiato diversi sistemi di gioco ed essendo qui da mesi avrà le idee chiare su come i giocatori possono rendere meglio. È un vantaggio visto che quest’estate è più corta per quel che riguarda preparazio­ne e mercato. Posso dire che da fuori sembra che serva una punta da quindici o diciotto gol».

Circola il nome di Piatek: lei lo ha avuto al Genoa.

«L’ho allenato un mese e mezzo, è un giocatore determinat­o e gioca da centrale puro. Ha bisogno di giocatori come Kouamè che è interessan­te. Un compagno così lo aiuta perché gli crea spazio e fa movimento intorno. Ha motivazion­i ed è serio in partita come in allenament­o».

Caso Chiesa: come finirà? «Può fare una scommessa con se stesso e quindi provare a far grande la Fiorentina. Oppure potrebbe restate ancora un paio di anni prima di andarsene. Dipende dalle motivazion­i e dal senso di appartenen­za che ha verso questi colori. I calciatori dovrebbero capire che non tutto gli è dovuto: si cresce dove ti danno possibilit­à di farlo per cui non è nemmeno sbagliato aspettarsi riconoscen­za da loro».

Il gioiello più prezioso oggi è Castrovill­i, che prenderà la maglia numero dieci. Ai suoi tempi la indossava Mutu…

«Alt, se Castrovill­i mette la maglia numero 10 lo fa per merito però dobbiamo chiarirci su come intendiamo quel numero. Gaetano non è un giocatore come Antognoni. È un centrocamp­ista forte, ha una percussion­e notevole palla al piede ed è l’unico ad averla in Italia. Su di lui ci tengo a dire una cosa: meno va verso le corsie esterne e meglio è: così è più facile arrivare vicino la porta e segnare».

Lei diceva sempre che un bel centro sportivo porta sei o sette punti in più a campionato.

Punti fermi

Castrovill­i unico in Italia, ma non è Antognoni Piatek l’ho allenato: è serio e determinat­o

Questa è la volta buona?

«Spero proprio di sì. È importante costruire la proprio casa, serve per dare un senso a quello che stai facendo e anche come biglietto da visita per chi viene da fuori. Aiuta a creare senso di identità alla maglia, legame con la storia. Penso soprattutt­o ai ragazzi delle giovanili che potrebbe crescere al fianco dei giocatori della prima squadra».

Lo scorso anno lei aveva l’abbonament­o in tribuna al Franchi, adesso i tifosi non possono entrare negli stadi…

«Il Covid che ha cambiato la vita di tutti, ci son stati momenti drammatici e ricordi brutti che resteranno per sempre. Il calcio senza gente è come avere grandi valori senza un’anima per trasmetter­li».

Prandelli, nel suo futuro cosa c’è?

«Non ho l’ansia di tornare. Non mi son mai proposto alle società e non inizierò a farlo adesso. Con progetti interessan­ti son pronto a sedermi a un tavolo. Altrimenti resto volentieri sul divano».

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 ??  ?? Fiorentino Cesare Prandelli, 62 anni, ha allenato la Fiorentina dal 2005 al 2010. Nel 2013 ha ricevuto la cittadinan­za onoraria dall’allora sindaco Renzi
Fiorentino Cesare Prandelli, 62 anni, ha allenato la Fiorentina dal 2005 al 2010. Nel 2013 ha ricevuto la cittadinan­za onoraria dall’allora sindaco Renzi

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