Viaggio tra discoteche e spiagge dove il distanziamento non esiste
L’aumento dei contagi non frena l’assalto nei locali dei più giovani Neppure in Versilia dopo l’allarme sono aumentate le precauzioni Viareggio, la folla in darsena. In pista niente mascherine né distanziamenti
Una notte in discoteca, in Versilia, nei giorni in cui — in Toscana ma non solo — i contagi aumentano proprio a causa degli assembramenti nei locali da ballo. Qui, infatti, i controlli funzionano solo prima della mezzanotte. Dopo scompaiono mascherine e distanziamento. E le cose non vanno meglio in spiaggia. Alla vigilia di Ferragosto sulle Spiagge Bianche di Rosignano Marittima tutti stretti intorno agli ombrelloni.
I fratelli Grimm non avrebbero saputo fare di meglio: passi davanti al Maki Maki in darsena a Viareggio, una delle discoteche più «in» del momento, e ti sembra di guardare una favola. Scena uno: «Non avete la mascherina? Eccole, ve le diamo noi» è l’accoglienza del primo, il più alto e austero dei tre buttafuori sul marciapiede. Che le porge a una coppia di adolescenti alquanto sbadati. Scena due: «Scusi, se la tiri su», prosegue un altro sulla pista da ballo semi vuota pochi istanti dopo. E questa volta l’uomo della sicurezza è vestito tutto di arancione fosforescente che quasi sembra dell’Anas. Prima lo chiede gentilmente. Poi, come un arbitro di pallone che ha appena estratto il giallo e subito dopo rivede un altro fallo dello stesso calciatore, fa la faccia corrucciata e alza la voce: «E tiratela su, ‘sta mascherina!». Il ragazzo distratto abbassa gli occhi e alza la protezione anti-Covid. Tutto sotto controllo. Gestione impeccabile del protocollo sanitario.
Ma come tutte le belle favole, a mezzanotte cambia registro. Perché fino a quel momento la dancehall languiva e il dj faceva molta fatica a scaldare i pochi animi presenti. Impalati, fermi. Bevono, chiacchierano. Distanziati, mascherati. Facile gestirli: sono poche decine. Poi arriva l’ora delle streghe, o quella in cui la zucca si trasforma in carrozza, e la musica cambia. Anzi, cambia tutto fuorché la musica, soprattutto sul piano del contenimento dell’epidemia. Il locale si riempie. Sempre di più, sempre di più. L’assembramento si crea in un batter d’occhio. Le mascherine calano improvvisamente alla velocità della luce e l’uomo in arancione non ce la fa più a stare dietro a tutti. Sembra quasi rinunciare. Anzi, dopo un po’, si può levare anche il «quasi». Fino a mezzanotte il Maki Maki giovedì sera sembrava il prototipo della discoteca al tempo del Covid. Dopo mezzanotte sembrava che il Covid non sapessero nemmeno cosa fosse.
I giovani in Versilia li trovi lì, in darsena. Accalcati in passeggiata come sardine, pigiati tra torpedoni di pedoni e altri di biciclette. E poi si riversano in viale Europa dove pub come il Las Vegas o il Carpe Diem e il Corsaro Rosso formano il boulevard del divertimento per gli under 30 più frequentato. Là si beve, si socializza, mantenendo anche abbastanza bene, per essere dei pub, le misure anti-contagio. Poi tappa fissa dove la musica si alza e l’attenzione va in direzione diametralmente opposta, sulla pista da ballo del Maki Maki. «Ciao, scusa, ma tu sai cos’è successo due giorni fa al Seve Apples?» la domanda ai giovani ballerini in coda trova risposte diverse e bizzarre. Chiediamo se i ragazzi sono a conoscenza della notizia che ha sconvolto la Versilia: la prima positiva al coronavirus trovata a ballare e che ha rovinato la stagione del locale di Marina di Pietrasanta. «Non so nulla», il primo. «Non mi interessa», il secondo. «Ah quella cosa del virus?», risponde con un’altra domanda un terzo. Le mascherine i tre le hanno, ma al braccio. Guardano in cielo come a dire «eh vabbé...» E poi via, che la notte è giovane. Come loro.