I delitti del Mostro, una storia senza fine E senza verità
Le famiglie dei due ragazzi francesi si opporranno all’archiviazione
Quel settembre di 35 anni fa stava finendo l’estate e c’era la luna nuova. I caselli autostradali, le vetrine di negozi, i bar e i ristoranti erano tappezzati dai volantini «Occhio ragazzi, pericolo aggressioni» scritti in quattro lingue. L’inafferrabile Mostro di Firenze aveva già ucciso quattordici volte nella campagna toscana ma Nadine e Jean Michel, arrivati dalla Francia con una Golf bianca e l’idea del campeggio libero, non sembrano preoccupati. Dopo due giorni sulla costa toscana venerdì sera si fermano a San Casciano e si accampano con la tenda nella piazzola degli Scopeti, una radura fuori dal paese.
Nadine Mauriot, 36 anni, un matrimonio finito, due figlie piccole e un negozio di scarpe a Montbeliard, vicino al confine con la Svizzera, aveva scelto la Toscana per la prima vacanza insieme a Jean Michel Kraveichvili, 25 anni, musicista jazz, conosciuto sette mesi prima. Di lì a poche ore diventeranno le vittime numero 15 e 16 del Mostro di Firenze, le ultime della lunga scia di sangue iniziata nel lontano 1968.
I corpi vengono trovati lunedì nel primo pomeriggio del 9 settembre 1985 da un giovane che cercava funghi. Jean Michel, colpito da quattro colpi di pistola, ha tentato di fuggire ma è stato inseguito, finito con 13 coltellate, e poi nascosto tra i cespugli. Nadine, la prima a essere uccisa con tre colpi in testa, è dentro la tenda. L’assassino dopo averla trascinata fuori per compiere il suo rituale, la mutilazione del seno sinistro e del pube, l’ha poi riportata dentro la canadese. Per terra resta la firma del Mostro: 9 bossoli serie Winchester della Beretta calibro 22, la pistola più ricercata della storia criminale italiana e mai ritrovata.
È la prima volta che il Mostro nasconde i cadaveri. Vuole ritardare l’allarme, evidentemente ha già in mente la sfida agli inquirenti. Quella stessa notte mette in una busta un frammento del seno di Nadine indirizzato al magistrato Silvia Della Monica, unica donna ad occuparsi delle indagini, e lo spedisce da San Piero a Sieve, nel Mugello, a 50 km da San Casciano. Forse voleva essere lui ad annunciare l’ultima feroce «impresa».
Anche questa volta le indagini finiscono in un vicolo cieco. Non si riesce ad andare avanti, così si torna indietro, al primo colpo di pistola della Beretta calibro 22 che nel ‘68 ha ucciso a Signa due amanti. Criminologi, esoteristi e perfino medium studiano la strana sequenza dei delitti nella speranza di trovare una chiave da consegnare agli inquirenti. Per il primo delitto — finito nella categoria dei delitti passionali — verrà condannato il marito sardo della donna. Dopo un intervallo di sei anni la stessa pistola torna ad uccidere. Dal secondo al terzo delitto passano altri sette anni. Il 1981 il Mostro colpisce due volte, a giugno e ottobre. Poi la cadenza diventa regolare: 1982, 1983, 1984 e 1985. La catena s’interrompe dopo 17 anni di sangue e sedici morti. Il collegamento tra il 1968 e i successivi delitti arriva solo nel 1982 quando nella mente di un carabiniere affiora il ricordo della pistola mai ritrovata a Signa.
La Procura arriva a mettere una taglia di 500 milioni di lire sul Mostro. Tutto inutile, sarà una lettera anonima mandata alla caserma di San Casciano dieci giorni dopo l’ultimo delitto a indirizzare gli inquirenti su quello che diventerà il protagonista principale dell’inchiesta: «Vogliate al più presto interrogare Pietro Pacciani che è stato in carcere 15 anni per aver ammazzato la fidanzata». Il contadino di Mercatale che si è sempre proclamato un «povero agnelluccio innocente» sarà processato come Mostro. Morirà da innocente, in attesa di un nuovo processo, dopo una condanna in primo grado e un’assoluzione in Appello. Dopo Pacciani entrano in scena i «compagni di merende», oggi tutti morti, che verranno invece condannati in via definitiva. Si passa dal serial killer solitario alla banda di assassini manovrati da un mandante che avrebbe pagato per i feticci delle vittime.
Il giorno della scoperta dei corpi agli Scopeti gli investigatori sono certi che gli omicidi siano avvenuti domenica 8 settembre. Ma studi più recenti hanno retrodatato di almeno 24-48 ore gli omicidi. Probabilmente i francesi vennero massacrati la sera stessa del loro arrivo a San Casciano dopo una cena alla festa dell’Unità di Cerbaia. Un dato non da poco nella traballante architettura dell’inchiesta infinita, visto che anni dopo, uno dei compagni di merende raccontò che quell’8 settembre vide Pacciani e Vanni uccidere i francesi.
È la maledizione del Mostro. Per un tassello che si aggiunge, altri dieci spariscono. Una pagina si scrive, un’altra va strappata. La storia più tormentata della giustizia italiana, a più di mezzo secolo dal suo inizio, continua a restare un’incompiuta in mezzo a processi, riesumazioni di cadaveri, errori e depistaggi. Le ultime indagini hanno acceso i riflettori su un ex legionario e un medico ma la Procura, dopo anni, ha chiesto per loro l’archiviazione. I familiari dei due francesi uccisi però non si vogliono arrendere. E a ottobre, davanti al giudice, daranno battaglia per arrivare all’ultima verità. Che non è mai quella definitiva.
❞ Quella tenda agli Scopeti Nadine aveva scelto la Toscana per la sua prima vacanza con Jean Michel