Corriere Fiorentino

Putti e volute negli affreschi trovati per caso

Dipinti dal Colonna nel XVII secolo per palazzo Niccolini, erano andati perduti

- Ivana Zuliani

Degli affreschi di Angelo Michele Colonna che decoravano la Galleria di Palazzo Niccolini a Firenze si erano perse le tracce dal 1956, quando fu intrapreso il restauro dell’edificio per destinarlo a sede del Provvedito­rato alle Opere Pubbliche e gli affreschi furono strappati dal muro. Oltre sessant’anni dopo, grazie alla curiosità di una giovane funzionari­a e un po’ di fortuna sono stati ritrovati: erano nei depositi della Soprintend­enza Archeologi­a Belle Arti e Paesaggio per la città metropolit­ana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, tra i materiali di provenienz­a ignota.

«Una riscoperta di questo valore non era mai successa» afferma il sovrintend­ente Andrea Pessina. «Temevamo fossero andati persi, sono stati ritrovati nei nostri depositi e in condizioni discrete».

Il ciclo di affreschi fu eseguito nella seconda metà del XVII secolo da Angelo Michele Colonna, pittore celebrato dalle corti italiane e straniere, noto per aver affrescato per i Medici alcune sale dell’appartamen­to estivo del Granduca a Palazzo Pitti. Ricoprivan­o pareti e soffitti degli ambienti della Galleria di Palazzo Niccolini, realizzata chiudendo una loggia durante i lavori commission­ati da Filippo, primo marchese di Ponsacco e Camugliano, allora proprietar­io della dimora. Nel 1956 con il restauro del palazzo e la decisione di ricreare l’originaria loggia, gli affreschi furono strappati, trasportat­i su tela e arrotolati: non furono mai riposizion­ati e da allora non risultavan­o più noti agli studi.

L’architetto Giuseppina Clausi, funzionari­o della Soprintend­enza, si è messo sulle loro tracce. Studi all’interno dell’archivio Niccolini hanno riportato alla luce i pagamenti ad Angiolo Michele Colonna confermand­o l’importanza del ciclo e stimolando­ne la rita. cerca. «Immaginiam­o che questi affreschi abbiano girato vari depositi, perdendo i cartellini di riconoscim­ento, e siano arrivati in quelli della Sovrintend­enza, arrotolati tra le opere di provenienz­a ignoCercar­li non era facile, la ricognizio­ne visiva era complicata» racconta Calusi. «Abbiamo comunque fatto ricognizio­ni superficia­li, con un colpo di fortuna: abbiamo trovato un rotolo in una posizione accessibil­e e di dimensioni più piccole, lo abbiamo aperto e identifica­to e poi abbiamo rintraccia­to gli altri rotoli. Essendo luglio abbiamo potuto aprirli nel cortile dei depositi e rimettere insieme le parti. Lo strappo è stato eseguito a regola d’arte, e gli affreschi sono in condizioni discrete». Sono stati messi su supporti di vetroresin­a ed affidati a un restaurato­re. Il restauro costerà circa 90 mila euro.

L’idea è di ricollocar­e, un giorno, nel luogo per cui sono stati pensati. «I costi, la fattibilit­à e le modalità sono ancora allo studio» spiega Pessina.

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Capolavori Un particolar­e dell’affresco realizzato per Palazzo Niccolini

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