KLAUS IN CAVEA PROVE D’ORCHESTRA
Dietro il palco per sentire come il giovane Mäkelä dirigerà stasera Sibelius e Mahler Cortese e disinvolto, usa solo la mano destra, mentre la sinistra è spesso in tasca E dice: mi piacerebbe tornare, qui a Firenze andrò in cerca di arte contemporanea
Klaus Mäkelä è arrivato a Firenze, e nella cavea del Teatro del Maggio sta provando, con i professori dell’Orchestra, il concerto che stasera (ore 20) segnerà il suo debutto in Italia. Cortese, sicuro, disinvolto; usa la mano destra, con la bacchetta, per segnare il tempo, la sinistra spesso la tiene in tasca. Inutile sbracciarsi, quella mano va tenuta a freno: è l’insegnamento di tutti i grandi, e anche — come ci dirà — quella del suo maestro, Jarno Panula, dalla cui scuola finlandese sono usciti Esa Pekka Salonen, Sakari Oramo, Osmo Vänskä, il gotha delle bacchette di origine nordica.
Lascia suonare i musicisti del Maggio, li ascolta; le note sono quelle evocative e misteriose del poema sinfonico Tapiola di Sibelius, il compositore finlandese come lui. Poi Mäkelä inizia un lavoro certosino, battuta per battuta: sono osservazioni che riguardano soprattutto la condotta ritmica (che spesso sottolinea imitandone gli accenti con la voce) e i rapporti, gli equilibri sonori. Ai flauti fa ripetere e ripetere un passaggio, finché non lo sentiamo suonare leggero e articolato con chiarezza. Rigore e precisione. E sollecita gli archi dicendo loro «a piena voce», proprio così, in italiano. È la prima volta che Klaus Mäkelä, a soli 24 anni già direttore principale della Filarmonica di Oslo e dell’Orchestre de Paris, sale sul podio di un’orchestra italiana: «ogni orchestra è differente, come lo è ogni persona nel mondo», ci dice. «Le orchestre italiane, come il Maggio, hanno fra le loro caratteristiche anche quella di avere una grande dimestichezza con l’opera. E anche questo contribuisce a garantire quella straordinaria personalità che poi si manifesta in un modo di far musica spontaneo e vivo». E l’opera Klaus Mäkelä l’ha mai diretta? «Qualche volta, ma ancora non mi ci sono dedicato a tempo pieno. Quando lo farò, vorrei dirigere la Carmen di Bizet, perché è l’opera che mi ha fatto capire che volevo diventare un direttore d’orchestra. Avevo 7 anni, e cantavo nel coro dei bambini per una Carmen dell’Opera Nazionale Finlandese: fu una meravigliosa rivelazione. A 12 anni iniziai così a dirigere, studiando con il maestro Panula».
Ma del suo background musicale fa parte anche il violoncello, suonato da concertista (c’è un precedente illustre di violoncellista-direttore: quello di Toscanini): «uno strumento che mi ha molto aiutato a ragionare da direttore d’orchestra». Il discorso torna poi al concerto di stasera: con Tapiola di Sibelius anche la Sinfonia n. 1 di Mahler, «due autori differenti, ma due pagine in fondo complementari, incentrate sul tema della natura: Sibelius la vive attra
verso le leggende della sua patria, Mahler in maniera istintiva». E intanto Mäkelä confessa che approfitterà di questi giorni a Firenze, città che ha già visitato anni fa, per qualche giro fra le opere d’arte. Non per mero diletto turistico, ma per una passione personale: è collezionista, amante soprattutto di arte contemporanea. Ma tornerà a dirigere?, gli chiediamo. «Spero proprio di sì».