Auriane: 29 anni, colta e integrata «Non chiamatela squilibrata» «Una ragazza normale» Laureata in Economia dello Sviluppo, da gennaio fa il servizio civile in Municipio Un amico: «Ha sbagliato, però il clima è di odio»
Integrata, colta, non certo una squilibrata. Così gli amici raccontano Auriane Fatuma Bindela, la trentenne congolese che ieri ha aggredito Matteo Salvini a Pontassieve strappandogli, durante un comizio nel centro storico, la camicia e il rosario. Nata in Congo il 18 ottobre 1990, Auriane vive da molti anni a Pontassieve, dove da gennaio 2020 è impegnata nel servizio civile per il Comune, nel progetto «La scuola, l’ambiente e la comunicazione istituzionale». È una giovane ben inserita, che parla e scrive in perfetto italiano, finora incensurata, laureata nel 2016 alla triennale in Economia dello Sviluppo con una tesi sulla cooperazione internazionale, che partecipa spesso alle iniziative del comitato «In Bianco e Nero», una realtà che si occupa di progetti di solidarietà verso l’Africa: lei stessa è stata relatrice in alcune serate organizzate dal comitato. Auriane, in passato, si è anche impegnata in progetti come quello per la creazione di una scuola di cucito per ragazze madri a Kinshasa. È un volto noto in paese, ha lavorato come cameriera in una piccola enoteca del centro storico di Pontassieve.
«Guai a parlare di una persona con problemi psico-fisici, come ho sentito dire da molti in queste ore: Auriane è una ragazza intelligente, integrata, colta, impegnata e pacifica, che forse ha solo perso la lucidità per un minuto», racconta un amico. La giovane un anno fa era stata vittima di un’aggressione e, questo, secondo la sindaca di Pontassieve, Monica Marini, «può avere influito sul suo stato d’animo: era visibilmente confusa dopo l’episodio, sembrava non si rendesse conto. Ovviamente questo non la giustifica. Ha sbagliato». La giovane, secondo indiscrezioni, avrebbe fatto riferimento a quella vecchia aggressione proprio nel momento in cui è stata fermata dai carabinieri.
Di cosa si tratta? «Vattene dall’Italia, scimmia, torna a casa tua». Era il primo aprile di un anno fa, quando Auriane alla stazione di Pontassieve ricevette uno sputo da una sconosciuta che le gridò anche quella frase xenofoba. Allora, la sindaca espresse solidarietà alla giovane: «Ho appena chiamato la ragazza, che conosco da tempo, per portarle la vicinanza mia e di tutta Pontassieve — scrisse all’epoca Marini sui social — Ho sentito dolore, rabbia, sentimenti che non merita di provare. Non ti abbattere, non sei sola contro questo schifo. Lo schifo di chi fa campagna elettorale cavalcando l’onda di questi rigurgiti subumani, ammaliando persone fragili con pulsioni violente, ma col Vangelo in mano. Scusatemi ma credo in un’altra idea di mondo, credo nella Pontassieve colorata e antirazzista che ho l’onore di governare».
La sindaca commenta l’aggressione di ieri a Salvini con altrettanta fermezza: «Esprimo la mia ferma condanna per questo gesto isolato, che non ha nulla a che vedere con le proteste di oggi che si sono svolte pacificamente: si deve essere sempre fermi nel condannare ogni gesto o parola violenta che non dovrebbero mai entrare nel confronto politico». Marini, nel ribadire che «è giusto poter esprimere il proprio dissenso, ma rispettando l’altro, e in modo assolutamente non violento», avanza però un distinguo che sembra tirare in ballo il leader della Lega: quanto successo ieri «ci deve far pensare a come una politica fatta di odio e offese continue possa contribuire a generare questo stato d’animo». Dello stesso avviso un secondo amico di Auriane: «Ha sbagliato, ma purtroppo è diventata la vittima e al tempo stesso l’arma di una politica che si nutre di discriminazioni».
Gli insulti razzisti un anno fa Alla stazione una donna le sputò e le urlò: «Scimmia, via dall’Italia» La sindaca Pd: non la giustifico per quanto ha fatto, ma quell’episodio l’aveva turbata