Corriere Fiorentino

CHI SCENDE E CHI SALE SUL CARRO

- Di Stefano Fabbri

Facciamo finta che tutto sia già finito, anche questo ultimo scampolo di campagna elettorale, e di trovarci di fronte ai risultati, quali che siano. Certo, valutazion­i e riflession­i si fanno sui numeri veri e definitivi. Ma qualche ipotesi sul dopo è concessa. Facciamo finta che Eugenio Giani vinca. Chi non farà finta saranno gli alleati del Pd pronti a rivendicar­e i propri meriti. Ma più che salire sul carro del vincitore si tratterà probabilme­nte di un assalto alla diligenza, come nel film di John Ford ma con ombre non solo rosse ma anche rosa, rosa chiaro tendente al bianco, verdi, e così via. Tanto minore sarà infatti lo scarto tra il vincitore e la sua avversaria della Lega, tanto maggiori saranno le rivendicaz­ioni delle liste e dei partiti a sostegno del nuovo presidente. Ognuno sicuro di essere stato proprio lui a fare la differenza, a far vincere il candidato di centrosini­stra e perciò meritevole di un premio sotto forma di assessori o cariche. Anche a dispetto di equilibri disegnati a tavolino prima del voto. Questa sarà la vera prima prova di governo per Giani che, prima della Regione, dovrà dimostrare di saper gestire la coalizione. Facciamo adesso finta che vinca Susanna Ceccardi e che Giani perda. Il già annunciato terremoto a livello nazionale squassereb­be soprattutt­o il Pd, lanciando forse la corsa alla segreteria che potrebbe vedere ai blocchi di partenza Stefano Bonaccini con il sindaco di Firenze Dario Nardella che non farebbe certo solo da spettatore.

Minori, forse, le ripercussi­oni su un governo messo in sicurezza dal patto tra Conte e Zingaretti ma soprattutt­o dalla montagna di denaro del Recovery fund che potrebbe funzionare da straordina­rio collante. C’è tuttavia da scommetter­e che in Toscana gli stessi partiti pronti a difendere i propri appetiti in caso di vittoria sarebbero, almeno in un primo momento, uniti come non mai nell’individuar­e la causa della sconfitta nei reprobi di Toscana a Sinistra e del M5s che non hanno ascoltato gli appelli al voto utile o disgiunto che sia, rinunciand­o così alla vecchia e sana autocritic­a per capire dove la coalizione abbia sbagliato. Un po’ come certe aziende che prediligev­ano la privatizza­zione degli utili e la socializza­zione delle perdite. E Susanna Ceccardi? Potrebbe tranquilla­mente congratula­rsi o prendersel­a solo con se stessa in base all’esito del voto. In caso di vittoria lo storico risultato farebbe passare in secondo piano le valutazion­i interne al centrodest­ra anche sul peso di Fdi in rapporto alla Lega. In caso di sconfitta sarebbe prevedibil­e qualche malumore nei confronti di Forza Italia, arrivata al voto dopo lacerazion­i interne. Ma dalla sua la Leonessa potrebbe esibire la vittoria morale di aver fatto prendere una paura blu al centrosini­stra. Senza fare finta.

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