Corriere Fiorentino

Gli effetti toscani del sì: 20 parlamenta­ri in meno

- Giorgio Bernardini.

Venti parlamenta­ri in meno. La Toscana, se passerà il sì al referendum costituzio­nale di domenica prossima, scenderà da 56 a 36 tra deputati e senatori. Il risparmio delle mancate indennità sarà di 3,5 milioni.

Italia Viva non ha molti argomenti Dicono «la nostra riforma era meglio» ma sembra solo un modo per rendere pan per focaccia ai Cinque Stelle

«Il mio sì non è populista, ma profondame­nte riformista». Il senatore del Pd Dario Parrini, presidente della Commission­e Affari Costituzio­nali a Palazzo Madama, spiega le ragioni della sua scelta. E bacchetta chi non si adegua alla linea di partito.

Perché sì?

«Perché è un passo avanti nella giusta direzione. Certo, servono altre azioni che il Pd ha già predispost­o e sta preparando. La vittoria del no invece sarebbe quella dell’immobilism­o e della maledizion­e per cui le istituzion­i italiane sono irriformab­ili».

Le ragioni di risparmio tuttavia appaiono esigue. Non ha paura che la riduzione di parlamenta­ri non generi risultati tangibili?

«Con meno parlamenta­ri il funzioname­nto sarà più snello, come hanno avuto modo di sostenere due ex presidenti di Corte Costituzio­nale — Onida e De Siervo — e un ex vicepresid­ente come Cheli. L’azione legislativ­a potrà essere più efficace».

Avrebbe votato sì anche se il Pd avesse dato indicazion­e per il no?

«Mi sarei comunque adeguato a un voto così schiaccian­te (In direzione Pd è finita con 188 favorevoli e 16 contrari al sì, ndr)».

Però molti nel suo partito hanno spiegato che voteranno no. Altri come Chiti e Rossi hanno spinto per la libertà di coscienza.

«La loro, secondo me, non è una posizione corretta. Ma la rispetto. Non siamo un istituto di correzione

di pena. L’importante è sapere qual è la posizione del Pd».

Nei sondaggi il sì era in grande vantaggio, teme il ritorno del no?

«Non mi convince il benaltrism­o di quelli che dicono “meglio nulla che poco”. Non mi domando se il no è in ascesa, ma mi piacerebbe una discussion­e di merito. Chiediamo alle persone una cosa precisa: è corretto abbassare il numero eccessivo dei rappresent­anti, una cosa che si chiede dal 1973?».

Nelle proiezioni la Toscana perderebbe 20 seggi parlamenta­ri se il taglio fosse approvato. Non è una riduzione significat­iva della rappresent­anza?

«Bisogna rapportare la perdita a dimensioni territoria­li per capire che non è così: in provincia di Firenze si passa da 15 a 10 parlamenta­ri, uno ogni centomila abitanti. È lo stesso rapporto che hanno francesi, tedeschi e inglesi, non è un attacco alla democrazia. Questo è il motivo per cui il mio sì non è populista, ma riformista».

Lei votò sì anche al referendum del 2016, che effetto le fa vedere il partito di Matteo Renzi non perorare la stessa causa?

«La posizione di Italia Viva non ha molti argomenti. Dicono “la nostra riforma era meglio”, ma non c’è scritto questo sul quesito del referendum e mi sembra solo un modo per rendere pan per focaccia al M5S. Non credo si possa far politica così».

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