«Io no, è una mezza truffa Per risparmiare mandiamo i funzionari nei Comuni»
Massimo Mallegni, commissario toscano di Forza Italia, è sempre abituato a prendere posizioni forti. E anche sul referendum costituzionale è schierato senza dubbi per il no, nonostante il Sì di tanti esponenti del suo partito.
Senatore, perché votare no?
«Questa è una riforma totalmente incompleta, una mezza truffa della maggioranza, sia di quella di questo governo che del precedente. È una bandiera politica dei Cinque Stelle che se la sono fatta votare prima dalla Lega e poi dal Pd. Nell’ultima votazione Forza Italia ha detto sì, ma io mi sono astenuto. Quello che serve una è una vera riforma, che arrivi all’elezione diretta del Presidente della Repubblica e chi vince il giorno dopo governa».
Se vince il no, sarà un voto anche contro il governo?
«Se vince il no e perdono le Regionali, il governo cadrà. Come dicevo questa non è una riforma, è una bandiera populista di M5S».
L’affluenza potrà essere decisiva per l’esito del voto referendario?
«Non lo so, ma so una cosa. L’affluenza è importante al cento per cento: più persone vanno a votare e meglio è. Ci si dimentica che l’esercizio del voto nasce dal sacrifico e della lotta dei nostri nonni, che è stato una conquista. Purtroppo a causa della politica degli ultimi anni si è perso l’amore verso le istituzioni, verso la stessa politica. Ma dico a tutti di andare a votare. Se poi votano come la pensiamo noi è meglio».
C’è chi accusa quelli del no di
Ai miei compagni di partito che votano a favore non dico nulla, se non una cosa: se la riforma viene bocciata, il governo può cadere
«benaltrismo», di rimandare sempre a tempi migliori le riforme e poi non cambia nulla.
«Altro che benaltrismo. Io voto no nel merito. Esattamente come votai no alla riforma costituzionale del Renzi che faceva del Senato solo un luogo per amministratori locali, sottraendoli così ai territori, e il cui scopo era solamente un maggior controllo dell’esecutivo sul Parlamento. Che già oggi da questa maggioranza è considerato solo un fastidio: questa è la verità».
Davvero il taglio dei parlamentari non renderà più efficiente il Parlamento? Quelli del sì spiegano ad esempio che in Toscana il numero dei consiglieri regionali è stato drasticamente ridotto, passando da 55 a 40, eppure si governa bene ugualmente.
«Parlano di cose che non conoscono. Il numero fu aumentato solo per l’accordo sulle liste bloccate, adesso si è tornati alla normalità. Il taglio dei parlamentari è pura demagogia, con un risparmio risibile. Perché invece non si tagliano 3.000 alti funzionari dei Palazzi della politica e non si mandano a lavorare nei Comuni, dove c’è bisogno di personale?».
Per concludere, cosa dice a chi vota sì nel centrodestra?
«Nulla. Il voto sul referendum è libero, come giustamente ha detto Berlusconi. Faccio presente però che il no aumenta la possibilità di tornare alle urne per il governo».