C’era una volta la Toscana a 6 punte Oggi è scomparsa dalla serie A
C’era una volta la Toscana che andava a canestro nella serie A di basket. «Eravamo arrivati ad avere addirittura sei squadre e a fare concorrenza alla “corazzata” Lombardia» ricorda Gino Natali, manager di lungo corso che ha lavorato sia nelle metropoli (Roma e Milano) sia nella provincia più classica. «E quello che abbiamo fatto a Montecatini per tanti anni rimarrà uno dei più bei ricordi della mia vita nel basket», aggiunge con un velo di rammarico,
Già, la Toscana è sparita del tutto. Il massimo campionato che comincerà il 27 settembre per la prima volta dopo tempo immemore — 39 anni, per essere precisi — non avrà una formazione di questa regione. Pistoia è stata l’ultima a capitolare, vittima della crisi generata dall’epidemia: ha scelto di autoretrocedersi per sfruttare la chance (legata al piano d’emergenza eccezionale varato da Fip e Lba) di ripartire dalla LegaDue e non dall’area dilettantistica. Forse, vedendo com’è finita con Cremona e Roma, a loro volta a rischio rinuncia ma alla fine regolarmente iscritte, era il caso di aspettare un po’. O forse no, è stato giusto così.
«Questo è uno scenario che nasce dalle difficoltà in cui versa l’intero sport italiano — dice Simone Pianigiani, ex c.t. azzurro in partenza per la Cina dove allenerà i Ducks di Pechino, ma anche l’allenatore dei successi di Siena — il basket soffre in particolare perché la tradizione della provincia, che ha fatto la sua storia, ora incontra seri ostacoli».
C’era una volta, appunto, la Toscana. Che dal 1937 ha avuto in serie A anche club come la Vela Viareggio e il Guf Firenze; che ha vinto scudetti e coppe con la Mens Sana Siena (ancora Pianigiani: «L’abbandono del Monte dei Paschi ha messo fine a un’era: è venuto meno il punto di riferimento»); che ha infiammato l’Italia con i derby livornesi; che ha quasi vinto un titolo con la Libertas Livorno (ricordate il famoso spareggio del 1989 contro Milano? Una delle partite passate alla storia); che ha avuto in Pistoia e Montecatini outsider pericolose; che ha pure tentato (invano, peraltro) di lanciare Firenze. Bisognerà, purtroppo, vivere di ricordi: «Sono venuti meno — riprende Natali — padroni appassionati, come i Panati e i D’Alesio, e grandi sponsor: certo, quest’ultimo è un problema che riguarda l’intero basket italiano, ma se penso che in Toscana avevamo come partner il Gruppo Ferruzzi, Kleenex, la Bialetti, il Monte dei Paschi...».
Il problema cruciale è questo: «Non bastano passione, organizzazione e competenza: ci vogliono i soldi» dice Pianigiani. La nostra serie A vive su un pugno di mecenati (Armani, Zanetti, Brugnaro), su una realtà regionale unica (Sassari) e su club che hanno puntato sui consorzi per restare a galla. In Toscana sembra un problema anche radunare un gruppo di finanziatori: «Siamo forse più votati ad altri settori, come il turismo» osserva l’ex commissario tecnico; «Bisognerebbe trovare personaggi che fungano da calamita: ma oggi non ne vedo» è l’idea di Natali, velata di rammarico. E forse ci sarebbe un’operazione da fare. Ma è complicata: «Penso che la ripartenza della Toscana — parole ancora di Simone Pianigiani — possa passare solo dal lancio in orbita di Firenze. Ma a Firenze si ha voglia di pensare a qualcosa di diverso rispetto alla Fiorentina calcio?».
Il trend Pianigiani: «L’addio di Mps ha chiuso un’era» Natali: «Sono mancati mecenati e sponsor»