Nuovo bestiario, di pongo
Pistoia Alla Galleria Vannucci apre oggi la mostra con le opere di Sandra Tomboloni e le sue figure con testa di animale e corpo umano. «Noi non siamo i dominatori dello spazio»
F❞ Siamo l’unico essere vivente ad aver dichiarato guerra al mondo, e i primi a distruggere
orse per trovare l’anima delle cose serve metterne prima a nudo la vulnerabilità. Nelle sue opere Sandra Tomboloni la rivela continuamente, chiamando chi guarda a confrontarsi con lo scorrere del tempo e la debolezza di ciò che lo attraversa. Succede ne La fragilità degli ospiti. L’antispecismo come forma di sostanza e vita, mostra al via oggi alla galleria Vannucci di Pistoia. Curata da Serena Becagli, la personale ha una fondamentale premessa in I plurale singolare, tavola work in progress che Tomboloni realizzò due anni fa nella stessa sede, per la collettiva che inaugurava quegli spazi dal passato industriale, lavorando incessantemente in galleria per due mesi.
«Il mio lavoro è la mia vita, la mia carne», dice l’artista, che con I visse in simbiosi con l’opera, con grande sforzo fisico. Fu «un’immersione, mentre questi ultimi lavori rappresentano un’emersione», afferma. Una serie di grandi bassorilievi monocromi, nei quali il colore si fa materia — quasi fosse la stessa di cui tutti siamo fatti — attraverso l’uso del pongo, compone una sorta di bestiario comprendente figure con testa di animale (cani, gatti, scimmie, maiali) e corpo umano. L’attenzione dell’artista è rivolta al concetto dei pari diritti pur nella diversità, al rispetto dell’altro, alla considerazione per ciò che è ai margini. Il primo pannello, L’involuzione del primato, è rosso e dedicato alle scimmie. «Visivamente riprende il discorso da I anch’esso rosso — spiega Becagli — dove le figure rappresentate erano uomini ma con il quale condivide un’idea di convivenza nello spazio. Una stessa materia genera tutto. E l’uso dei colori primari rappresenta la vera necessità». La sensibilità verso l’antispecismo è una costante: «Siamo antropocentrici ma non siamo i dominatori dello spazio — precisa l’artista — siamo l’unico essere vivente ad aver dichiarato guerra al mondo, siamo i primi a distruggere. Gli altri esseri lo fanno per neceramica cessità, mentre le nostre urgenze sono solo sovrastrutture». Apprezzata a Firenze fin dagli anni ‘90, dopo gli studi alla scuola di sartoria Tornabuoni e all’Accademia di Belle Arti, già stilista e costumista, Tomboloni è una figura radicale e unica nel panorama artistico. La sua poetica contempla la fragilità, i rifiuti, gli ultimi e la vacuità del pregiudizio in un mondo che ci vede interconnessi, ed è tradotta con una sperimentazione di materiali espressione di precarietà e continuo divenire. «La mi piace perché fragile — racconta — ma torno spesso su cera e plastilina». Le specie animali ricorrono nel suo lavoro, come nell’installazione Le Maialine del 2001, esposta al Centro Pecci, o nei pannelli di Storia di un pulcino o due (1997). Da Pontassieve ha promosso nel 2013 il collettivo Homeless, del quale faceva parte la stessa Becagli: rifiuti e oggetti abbandonati diventavano materia prima per sculture e installazioni. «Abbiamo la cultura dello scarto: ci si rapporta a persone e animali come fossero buccia», sottolinea l’artista. Alla Vannucci anche le sedie, altra costante nella sua produzione, decorate con ancor più dovizia sulle superfici nascoste («come Luchino Visconti capiva dagli orli se un abito era ben fatto, io mi occupo ancor più di ciò che non si vede», rivela). Spesso recuperate dalle discariche e senza una gamba, frangibili come il materiale con il quale sono state lavorate: «Cenerentola dopo la festa torna vestita di stracci, allo stesso modo al sole la cera si scioglie facendole tornare a essere delle sedie zoppe», chiarisce. Presenti anche piccole sculture in cera o bronzo e diversi disegni. «L’artista è chiamato a operare dal piano manuale a quello intellettuale: è il mestiere più faticoso, richiede consapevolezza e rispetto». Lo stesso rispetto che agli ultimi, «ospiti» in quanto benvenuti, l’arte instancabile di Tomboloni dedica da sempre.
❞ L’artista è chiamato a operare sul piano manuale e intellettuale È il mestiere più faticoso, richiede rispetto