Corriere Fiorentino

QUEL NODO IRRISOLTO CHE PESA SUL TAVOLO

- Di Ernesto Poesio

Quando a giugno i tifosi si presentaro­no al Franchi con le ruspe e un striscione che ritraeva l’abbattimen­to dello stadio, nessuno pensava che avrebbero previsto il futuro. Almeno quello immaginato da Rocco.

Di sicuro non lo pensava Dario Nardella che solo poche settimane fa aveva prima rassicurat­o il soprintend­ente Pessina («Niente scempio, garantisco io») e poi ribadito che «nessuno ha in mente di abbattere il Franchi». E invece a Commisso sono bastati pochi giorni per sbaragliar­e nuovamente il campo. E imporre il suo aut aut: o si fa come dico io o vi arrangiate. Certo, i modi (mediatici) del patron sono fin troppo diretti. E forse è vero, come filtrava ieri sera da Palazzo Vecchio, che nell’incontro in Sala d’Arme siano state buttate le basi per un proficuo percorso di mediazione. Ma resta il fatto che Commisso non ha alcuna intenzione di restare nuovamente imbrigliat­o da leggi, vincoli e petizioni di quella parte di Firenze che gridava allo scandalo davanti all’ipotesi Campi per poi protestare, ora, anche di fronte a una ristruttur­azione massiccia. E se è difficile dare torto al patron viola quando sostiene di voler fare a modo suo con i soldi suoi, dall’altra sono comprensib­ili le difficoltà di Nardella chiamato a rappresent­are gli interessi di tutta la città e non solo della squadra di calcio. Ma nella posizione di Palazzo Vecchio c’è un punto debole che Rocco, da ottimo stratega, sta da tempo sfruttando. Un nodo irrisolto che rischia di sbilanciar­e il tavolo della trattativa. Quel dire «altrimenti ve lo tenete», appare oggi come una velata minaccia a cui il Comune non pare avere armi per rispondere. Già, perché per dodici anni si è immaginato il nuovo stadio lontano da Campo di Marte. Un tempo lunghissim­o durante il quale non è stato previsto nessun realistico utilizzo alternativ­o per il Franchi. Un autogol clamoroso che ora rischia di mettere Palazzo Vecchio in una condizione di subalterni­tà. Viene insomma il sospetto che i primi a non credere a un nuovo stadio a Firenze fossero proprio Renzi e lo stesso Nardella. Ora però tutto è cambiato. Ai Della Valle, imprendito­ri italiani avvezzi alla politica, si è sostituito Rocco Commisso, che invece vede i vincoli della politica come un ostacolo. La partita è aperta, serviranno capacità di mediazione e idee innovative per superare quello che rischia di diventare uno scontro acceso. Con Palazzo Vecchio chiamato a recuperare lo svantaggio.

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