Ceccardi sotto accusa Una poesia come risposta
La leghista replica alle accuse con una poesia di Kipling: «Se tutti danno la colpa a te...»
Susanna Ceccardi è sotto attacco di alleati e compagni di partito per la sconfitta alle Regionali. Lei replica con i versi di Kipling («Se tutti danno la colpa a te...»), mentre c’è chi le chiede di non tornare a fare l’eurodeputata.
E Susanna Ceccardi? Nelle ore in cui Eugenio Giani viene acclamato — anche da chi fino a 24 ore dal voto lo criticava — come il salvatore della patria rossa, la Leonessa di Cascina è rientrata nella sua tana. Per la gioia dei suoi avversari di sinistra ma anche di quelli interni al centrodestra e alla Lega. Perché sì, il risultato di Ceccardi ha migliorato in termini percentuali lo storico 40% raggiunto da Altero Matteoli nel 2000, ma una sconfitta resta una sconfitta, resa ancora più bruciante se si considera che molti leghisti, ancora pochi minuti prima della chiusura dei seggi, erano convintissimi che ci sarebbe stato un testa a testa. Ma questa comprensibile delusione è solo l’innesco delle bombe silenziose che nel centrodestra e nel Carroccio stanno piovendo da lunedì sera su Ceccardi.
Il problema non sono solo alcune scelte fatte in campagna elettorale, ma il fatto che la rapidissima ascesa politica di Ceccardi — nel 2016 primo sindaco leghista della Toscana, nel 2018 consigliere del ministro dell’Interno Matteo Salvini e poi commissaria regionale del Carroccio, nel 2019 candidata ed eletta all’Europarlamento, nel 2020 candidata governatrice — non è stata indolore per alcune persone: quelle che le si sono opposte, nel partito e nel centrodestra. E non c’entra solo il suo carattere non proprio domabile — da qui l’appellativo «Leonessa» datole da Salvini — ma anche, ricordano i detrattori, il modo in cui ha gestito il Carroccio toscano e i rapporti con gli alleati mentre era commissaria regionale. «Non si può governare un partito come la Lega con la logica “o con me o contro di me”. Guardate Renzi...», dice un dirigente leghista usando il parallelo più indigesto possibile per Ceccardi.La Leonessa queste accuse le conosce, anche se mal sopporta (eufemismo) che in pochi gliele abbiano fatte in faccia, e dopo un giorno di silenzio ha scelto di rispondere. In modo molto poco ceccardiano: con una poesia postata sui social network. «Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te l’hanno persa e danno la colpa a te, se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma prendi in considerazione anche i loro dubbi. Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa, o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie, o essendo odiato, non dare spazio all’odio, senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio...». Sono i versi di Rudyard Kipling in «Se (Lettera al figlio)», che Ceccardi accompagna con una sua foto scattata dal compagno Andrea Barabotti, uomo-macchina della Lega toscana, al Piazzale Michelangelo. Il verso preferito da Ceccardi, racconta chi la conosce bene, è questo: «Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo...».
E la batosta contro Giani è la prima vera sconfitta personale di Ceccardi. C’erano state sì le sconfitte da commissaria della Lega alle Amministrative del 2019, ma questa ha proprio il suo volto stampato sui manifesti che hanno tappezzato tutta la Toscana. E un’altra sconfitta che le farebbe molto male sarebbe quella di Cascina, dove il Pd parte in vantaggio al secondo turno del 4 ottobre. «Ma nessuno dice che Cascina è sempre stata di sinistra e che è stata Susanna l’eccezione», la difendono i suoi sostenitori. Gli stessi che in queste ore stanno cercando di farle cambiare idea sul suo futuro. Non più a Bruxelles, dove ha sempre detto sarebbe tornata in caso di sconfitta, ma qui in Toscana. In Consiglio regionale, a guidare l’opposizione e la «ricostruzione di una classe dirigente toscana» di centrodestra, come ha detto lei stessa. «Spariglia, Susanna, spariglia», le suggeriscono.«Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio di una monetina, e perdere, e ricominciare daccapo senza mai fiatare una parola sulla tua perdita», dice invece Kipling.