Chi brinda e chi no
Bene il Chianti, meno la Costa Come sarà il vino 2020: le previsioni zona per zona
Anticipata, calda e da Sangiovese, la vendemmia 2020 lascia un certo ottimismo tra i produttori di vino. L’annata del Covid, come verrà ricordata, è un’annata da uve poco equilibrate, meridionale, a due velocità, secondo gli enologi che provano a dare qualche definizione. In Toscana brinda soprattutto il Chianti Classico dove, grazie al clima più fresco, le uve sembrano di migliore qualità. Il Sangiovese, più tardivo di altre varietà, si dimostra l’uva più interessante. A detta di molti, buoni anche i bianchi. Hanno sofferto invece la Costa e le parti più meridionali o meglio esposte di Montalcino. Si salva Bolgheri grazie anche in questo caso a varietà tardive come i Cabernet. Ma nel confronto con pioggia e grandine che hanno battuto Piemonte e soprattutto Veneto, c’è di che star allegri.
«Quest’anno abbiamo una situazione differenziata, con gradazioni consistenti in Maremma, una buona estraibilità del colore, molta concentrazione, ma anche alcuni problemi di scottature» spiega il professor Leonardo Valenti dell’Università di Milano, consulente in Maremma ai Poderi Ghiaccioforte e nel Chianti Classico da Castelvecchi. «Ci siamo dovuti ingegnare a una vendemmia per i filari a sud, era meglio trattarli separatamente proprio per le scottature. In Maremma siamo agli sgoccioli, nel Chianti Classico si vendemmia a spron battuto perché le previsioni meteo non sono buone». Valenti racconta cosa è successo alle uve dell’anno del Covid. «La primavera è stata piovosa, con una buona disponibilità idrica, quindi i tessuti degli acini sono cresciuti meno consistenti. Una volta arrivato il caldo importante a cavallo di agosto ma anche di settembre (molto più caldo di quel che ci si aspettava), andando a togliere le foglie per far circolare l’aria abbiamo trovato le scottature. Sarà ricordata come un’annata meridionale, calda e solare, almeno in Maremma. Il vantaggio è però che le uve sono abbastanza belle e senza grossi problemi fitosanitari. Più equilibrio nel Chianti Classico, ma in generale avremo un Sangiovese con tanto colore, un indizio sempre positivo».
A Montalcino, la percezione di annata calda è confermata da Paolo Vagaggini, uno degli enologi di riferimento. «Un’annata complicata. Le zone sud di Montalcino hanno sofferto di bruciature e disidratazione. Un acino di Sangiovese che di solito pesa poco oltre 2 grammi, quest’anno pesa circa 1,50 grammi. Quindi ci sono problemi di resa e di volumi, con fenomeni di sovramaturazione e forme di ossidazione dell’acino in pianta. Se dovessi trovare un’etichetta a quest’annata direi che l’uva non è equilibrata. I vinaccioli, ad esempio, non si sono rilevati maturi assaggiando i primi vini.
Una volta — continua Vagaggini — dovevo litigare con i cantinieri per vendemmiare in concomitanza con la sagra del tordo che di solito è l’ultima domenica di ottobre. Quest’anno abbiamo praticamente finito. Una vendemmia a strappi perché poi sono arrivate piogge consistenti, anche di 120/150 millilitri». Vagaggini sottolinea anche la qualità dei bianchi, perché l’escursione termica non è mancata.
Maggiore ottimismo a Bolgheri dove le ultime vendemmie stanno dimostrando la naturale inclinazione della denominazione per le annate calde. Giacomo Satta, dell’omonima cantina, conferma una sorta di doppia vendemmia prima e dopo le piogge di inizio settembre. «L’acqua che è arrivata ha radicalmente cambiato il profilo dei nostri Merlot, abbiamo potuto aspettare a raccoglierli con maggiore equilibrio. Sul Sangiovese abbiamo raccolto presto, dal 4 settembre fino a questi giorni, con svariate selezioni».
Le impressioni migliori arrivano dal Chianti Classico. L’area tra Firenze e Siena ha un clima leggermente più continentale del resto della Toscana, beneficiando quindi di maggiore pioggia e fresco. «C’è una qualità bellissima» commenta il presidente del Consorzio del Gallo Nero Giovanni Manetti, selezionando gli ultimi grappoli direttamente in vigna. La maggior parte delle aziende del Chianti Classico hanno già terminato, a Lamole e in altre zone più alte la vendemmia è appena cominciata perché le maturazioni sono più lente e in un clima più fresco. Lì sicuramente si vendemmierà tutta la prossima settimana, mentre a Greve e San Casciano è già tutto in cantina. Le uve sono sane e mature al punto giusto, dalle prime svinature c’è ottimismo, i vini sono particolarmente buoni e ricchi, forse anche più dello scorso anno. L’estate è stata lunga e calda, ma le minime sono rimaste sempre contenute anche a luglio e agosto, più basse quindi rispetto alle annate calde. Ciò ha aiutato molto a dare equilibrio al naturale stress della pianta. «Senza dubbio — conclude Manetti — abbiamo perso almeno un 10% di produzione tra il freddo di aprile e il caldo estivo, ma il Sangiovese si sta dimostrando più adatto al cambiamento climatico di altre varietà più precoci».
Manetti (Gallo Nero) «Perso il 10% per gli sbalzi di temperatura, il Sangiovese si dimostra il più adatto ai cambiamenti climatici»