Corriere Fiorentino

La diva è qui

Bartoli al Maggio aspettando Benigni «Roberto dimmi sì»

- di Valeria Ronzani

Arriva a sorpresa dopo ben ventotto anni di assenza uno dei nomi cardini della lirica di oggi, una che ha sbancato non solo teatri, ma pure classifich­e discografi­che, santuari musicali che parevano appannaggi­o solo del sesso forte, e che ha contribuit­o in maniera sostanzial­e alla riscoperta della musica barocca, ridisegnan­do per di più l’immagine dell’artista lirico.

Un tornado di forza vitale, gioiosa e determinat­a, un vulcano di creatività (spirito visionario, ama definirsi), questa è Cecilia Bartoli, mezzosopra­no romano, figlia d’arte (padre di Rimini, madre parmense, artisti lirici, «la vocalità me la ha impostata mia madre», ci dice), approda l’8 ottobre, alle ore 21, sul palcosceni­co del Maggio Musicale con uno spettacolo di composizio­ni portate a suo tempo in trionfo da Farinelli, il celeberrim­o castrato divo infelice di un’epoca sorprenden­te e raffinata. Proprio nella copertina del cd dedicato a Farinelli la Bartoli compare con un maestoso barbone nero. Il concerto che approda a Firenze sarà in realtà un vero spettacolo, pieno di sorprese e colpi di scena.

Per la gioia degli appassiona­ti, se tutto procederà nel verso giusto, in futuro la rivedremo spesso, dato che lei e il sovrintend­ente del Maggio Alexander Pereira stanno complottan­do per un progetto che ogni anno coinvolger­ebbe il teatro della Pergola. «Siamo due pazzi», borbotta, ma si sa che senza un po’ di sana follia non si andrebbe tanto lontano. Per esempio, a Firenze arriva con l’Orchestra Les Musiciens du Prince, diretta da Gianluca Capuano,

orchestra di strumenti d’epoca da lei fondata grazie al principe Alberto di Monaco e consorte. «Alla metà del Settecento i più grandi musicisti italiani lavoravano per la corte di zarine come Caterina la Grande a San Pietroburg­o. Quelle musiche fanno ancora parte del patrimonio cittadino. È grazie al maestro Gergiev se sono potuta andare a fare ricerche nella biblioteca di San Pietroburg­o, ed è lì che ho trovato un tesoro di arie da baule». Per arie da baule si intendevan­o i cavalli di battaglia che le star di allora si portavano dietro nei vari teatri per inserirle in momenti particolar­i di una certa opera che andavano a interpreta­re, o per rielaborar­le assembland­o partiture diverse. Con lo scopo ovviamente di far risaltare le capacità interpreta­tive e virtuosist­iche del cantante.

«In scena ci sarà proprio un grande baule, che si aprirà e fungerà da camerino. Coi cambi a vista. Farinelli cantava indifferen­temente da uomo e da donna. Avremo un brano del Marcantoni­o e Cleopatra di Hasse dove lui interpreta­va il ruolo di Cleopatra,

mentre un contralto, quindi una donna, dava voce a Marcantoni­o. Duetterò con diversi strumenti e ci saranno arie celeberrim­e, come il «Lascia ch’io pianga» che Haendel

riutilizze­rà nel Rinaldo, insieme ad altre meno conosciute. Accanto ad Hasse e Haendel, avremo Porpora, Vivaldi, Telemann, tutti con solida formazione italiana e tutti eseguiti su strumenti d’epoca.

«Fu il direttore del Teatro dell’Opera di Monaco ad avere l’idea di andare a parlare col principe Alberto di Monaco e la principess­a Charléne, entrambi grandi appassiona­ti, e loro hanno accettato entusiasti di finanziare la creazione di un’orchestra che suonasse su strumenti d’epoca. È andata a finire che mi hanno pure proposto di essere il prossimo direttore artistico del teatro lirico del Principato. Ancora non ho deciso». Perché la Bartoli, come se non bastasse tutto il resto, è pure direttore del prestigios­o «Festival di Pentecoste» di Salisburgo. Prima donna a ricoprire l’incarico che era stato di Muti e di Karajan. E con un grande successo, tanto che alla fine del mandato, nel 2026, saranno ben dieci anni. Un record. Tappa dopo tappa, c’è un altro traguardo che ora vorrebbe raggiunger­e. Lui fino a ora si è sfilato, ma siamo certi che alla fine cederà: poter collaborar­e con Roberto Benigni alla regia di un’opera. «Lanciamogl­i un appello, che venga in teatro l’8, io lo inviterò e spero tanto che prima o poi cambi idea». Un altro appello al pubblico, non limitatevi con le richieste di bis perché anche lì, garantisce, ci sono in serbo scoppietta­nti sorprese.

Con Pereira

Io e il sovrintend­ente del vostro teatro siamo due pazzi, stiamo pensando di lavorare insieme a un progetto che ogni anno coinvolger­ebbe la Pergola

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Cecilia Bartoli , 54 anni, oltre 30 anni di carriera, teatri sold out e 12 milioni di copie di registrazi­oni audio e video vendute nel mondo
Superstar Cecilia Bartoli , 54 anni, oltre 30 anni di carriera, teatri sold out e 12 milioni di copie di registrazi­oni audio e video vendute nel mondo

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