Bar chiuso per «troppo rumore» I clienti fanno un flash mob fuori
Lucca, sigilli al Caffè Monica dopo un esposto dei residenti. Raccolta fondi pro-barista
Sequestro preventivo del locale, con l’accusa di disturbo della quiete pubblica: è questa la decisione presa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lucca Simone Silvestri nei confronti del «Caffè Monica» di Corso Garibaldi, uno dei bar più conosciuti e frequentati del centro, oltre che storico punto di riferimento da molti anni per i giovani della movida lucchese. I sigilli sono stati apposti nella mattinata di mercoledì scorso quando di fronte al titolare Giovanni Martini si sono presentati 12 agenti di polizia municipale inviati dal gip che gli hanno notificato il decreto da lui firmato. Un’azione in pieno giorno, avvenuta sotto gli occhi di tanti passanti — Corso Garibaldi è una delle vie più frequentate della città — e che ha suscitato molte polemiche a Lucca, con Confcommercio che ha criticato la «eccessiva spettacolarizzazione» dell’operazione.
Diversi commercianti e clienti del bar si sono detti pronti a sostenere Martini nelle spese legali e giudiziarie che dovrà sostenere, attraverso una raccolta di fondi lanciata sulla piattaforma gofundenti dme.com e che ha permesso sinora di raccogliere una somma leggermente inferiore ai mille euro.
Il sequestro preventivo del locale — contro il quale il titolare sta preparando assieme ai suoi legali un ricorso d’urgenza che potrebbe essere discusso già nel corso di questa settimana — è giunto al termine di una indagine condotta dal sostituto procuratore Enrico Corucci che ha preso a sua volta il via da un esposto firmato da un gruppo di residella zona, nel quale si lamentavano schiamazzi nella zona, storicamente una delle più frequentate dai giovani lucchesi durante i weekend. Sono partiti così una serie di controlli fonometrici effettuati da Arpat a cavallo fra luglio e inizio settembre, che hanno evidenziato sforamenti sui decibel in un’area che racchiude anche altri locali notturni, al momento però non coinvolti nella vicenda. L’episodio ha riacceso una volta di più il dibattito cittadino fra favorevoli e contrari alla movida: i «difensori» del Caffè Monica ne ricordano il ruolo centrale nel garantire alla città un po’ di vitalità notturna, mentre coloro che sono dalla parte dei residenti rimarcano come la zona fosse invivibile da tempo di notte, durante i fine settimana.
Oltre alla raccolta di fondi, gli amici di Martini hanno dato vita venerdì sera ad una sorta di flash mob di solidarietà, ritrovandosi in circa venti persone di fronte al locale chiuso. L’avvocato Carlo Sbragia, il legale che assiste i firmatari dell’esposto, ha spiegato in una recente intervista alla testata on line La Gazzetta della Lucca come la situazione andasse avanti da anni e come da parte dei suoi clienti ci fosse stato in passato il tentativo di trovare un accordo con i gestori dei locali, una sorta di patto civile per evitare il ricorso alle vie giudiziarie. Conclusosi però senza esito. Sulle pagine lucchesi più frequentate dei social intanto la questione è da giorni una delle più dibattute, con tanto di lancio dell’hastag #iostocongio.