Trionfo al Maggio per Placido Domingo È pronto a tornare
Maggio: bis per «Va’ pensiero» e lunghi applausi per il protagonista che è pronto a tornare
Al Maggio torna il Nabucco di Verdi nello spettacolo di Leo Muscato, nato per Cagliari, a Firenze già accolto favorevolmente nel 2014 e 2016. Ed è, anzitutto, il Nabucco di Placido Domingo. Un trionfo meritatissimo per lui, che in molti pensavamo esser stato chiamato per mere ragioni strategiche di appeal nel cartellone.
E invece Domingo, con la sua splendida età, uscito indenne dal Covid, incarna un Nabucco di grande e signorile presenza scenica, con maestosità di portamento e verità espressiva. E lo interpreta con una voce che potrà essere anpiù limitata rispetto a un tempo e che ha qualche imprecisione nell’articolazione, ma che modella le frasi con nobiltà e autorevolezza, e nella quale possono affiorare le note smaltate dell’antico tenore. Commovente è la grande aria Dio di Giuda, nel quarto atto, salutata da pieni applausi perché Domingo le conferisce un morbido calore e una flessibilità espressiva toccanti. Ma questo è anche il Nabucco di Leo Muscato, lo stesso regista che per il Maggio aveva firmato una Carmen fasulla (quella dove la protagonista non muore, ma uccide) e che qui porta invece in uno spettacolo coerente e teatralmente efficace nella sua lineare essenzialità. Anzi, gli aggiustamenti imposti dalle norme anti-covid lo migliorano sul piano della pulizia narrativa: nel rispetto del distanziamento, le masse corali sono distribuite con un ordine che mancava alla precedente ripresa; spariti il bunker dove erano asserragliati gli ebrei e le pareti mobili, rimangono pochi ma emblematici elementi delle scene (Tiziano Santi) in uno spazio dal nuovo respiro, e nel quale si muovono sensatamente i personaggi con gli abiti dalle antiche fogge meche diorientali (Silvia Aymonino) e accompagnati da luci funzionali (Alessandro Verazzi). Maria José Siri interpreta per la prima volta Abigaille, ed è un debutto che convince a metà: non tanto per la capaciscena tà di immedesimazione, quanto per una voce che non possiede ancora pienamente il timbro scuro e la drammaticità incisiva del ruolo. Ismaele ha la voce spavalda e lucente del bravo Fabio Sartori, e lo Zaccaria di Alexander Vinogradov sfoggia un bel volume pieno. Caterina Piva è un’ottima Fenena, e adeguati sono Alessio Cacciamani (Gran sacerdote), Alfonso Zambuto (Abdallo) e Carmen Buendia (Anna). Sicuro e attento, ma senza particolari slanci, Paolo Carignani guida l’Orchestra del Maggio. Ma un plauso particolare va alla prova del Coro, che nel tripudio generale bissa il Va’ pensiero. E intanto, Pereira ha chiesto a Domingo di tornare al Maggio: per I due Foscari di Verdi.