Corriere Fiorentino

PER VINCERE BISOGNA CONVINCERE

- Di Paolo Ceccarelli

Forse la sconfitta di ieri a Cascina farà cadere nel centrodest­ra un po’ meno lacrime di quelle versate nel centrosini­stra quattro anni fa, quando Susanna Ceccardi vinse al ballottagg­io cambiando per la prima volta dopo 70 anni il colore politico del Comune. Ma gli oltre 3.300 voti di distacco che hanno diviso il candidato leghista Leonardo Cosentini, assessore uscente alla Scuola, alla Cultura e allo Sport sconfitto in tutte le sezioni elettorali della città, dal neo-sindaco del Pd Michelange­lo Betti

esarebbero perlomeno un buono spunto per avviare un’analisi seria, anzi meglio spietata, all’interno del centrodest­ra toscano. Cascina non è solo un simbolo: è il riassunto di manchevole­zze ed errori che neanche la striscia di importanti vittorie alle Amministra­tive dal 2015 in poi e l’onda lunga del voto d’opinione a livello nazionale sono riusciti a correggere. In tutto questo arco di tempo il centrodest­ra toscano ha dato l’impression­e di privilegia­re lo sfruttamen­to degli errori del centrosini­stra (che non sono stati pochi e tuttora non sono pochi, vedi certi balletti iper-correntizi intorno alla futura giunta Giani), molto più che provare a fare un lavoro costante e faticoso di costruzion­e di una vera alternativ­a alla sinistra. Ci sono naturalmen­te delle eccezioni, come dimostra la larga vittoria di Alessandro Ghinelli ad Arezzo, unico sindaco di centrodest­ra in Italia uscito vincente dai ballottagg­i.

Ieri Ghinelli si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. Nei mesi scorsi fu fatto anche il suo nome per la candidatur­a a governator­e — insieme a quello di sindaci come Alessandro Tomasi di Pistoia e Antonfranc­esco Vivarelli Colonna di Grosseto — ma la Lega lo scartò quasi subito perché sotto indagine per il caso Coingas. Ora che lui ha vinto e la prescelta di Matteo Salvini per la Regione Ceccardi ha perso, il sindaco di Arezzo si è un po’ sfogato con i suoi fedelissim­i: «Qualcuno dovrà tirare le somme». È difficile negare la validità del suo «invito», anche perché è lo stesso messaggio arrivato dai toscani nel voto delle Regionali. «Dai numeri emerge che la vera forza del Pd sta nei candidati del territorio, molto trainanti. È evidente che il consenso di un anno fa per la Lega era stato un voto di opinione, un consenso che quando si va sulla scala amministra­tiva si perde per una carenza di radicament­o locale», ha detto qualche giorno fa il direttore di Youtrend Lorenzo Pregliasco illustrand­o al nostro giornale la mappa della Toscana che vede ricrescere il rosso dopo anni di aree di consenso blu sempre più larghe. Insomma, non ci sono scorciatoi­e: o il centrodest­ra si mette al lavoro per crescere una classe dirigente locale preparata e radicata, con una visione di governo credibile e non solo prêt-à-porter in campagna elettorale, o la Toscana è destinata a restare una democrazia di fatto bloccata. Purtroppo.

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