Cascina, cade il fortino leghista Il Pd festeggia con «Bella ciao»
Il Democratico Betti batte il candidato vicino a Ceccardi, sconfitto in tutte le sezioni
Se è stata restaurazione o liberazione è questione di punti di vista, i numeri usciti dalle urne raccontano però di una marea rossa che ha sommerso il fortino verde. Cascina cade e con lei si ammaina la bandiera sovranista: era la Stalingrado pisana, simbolo di un potere comunista mai scalfito in decenni, e nel 2016 era diventata il simbolo dell’ascesa verticale di Susanna Ceccardi e del ruspismo salviniano. Una storia che si è interrotta poco dopo le 16 di ieri quando, seggio dopo seggio, è stato chiaro che Michelangelo Betti del Pd sarebbe diventato sindaco.
È finita poi con un cappotto, 36 sezioni su 36 al centrosinistra, 59 a 41 in percentuale, più di 3 mila voti di distacco al candidato del centrodestra Leonardo Cosentini (Lega). Betti tiene il profilo basso, alla piccola folla che si è radunata all’esterno del comitato elettorale in corso Matteotti e lo acclama, predica calma ma alla fine si deve arrendere alla pressione. «Siamo riusciti a voltare pagina — le sue prime parole — non era banale, quando siamo partiti, nel 2016, sembrava in salita, lo è stato fino alle Europee. In questi mesi il lavoro che abbiamo fatto ha dato i suoi frutti, siamo partiti con una coalizione che aveva una sua fisionomia ma siamo stati in grado di ridefinirne i contorni firmando un apparentamento con le liste di Cristiano Masi e dei Cinque Stelle, abbiamo dimostrato di crederci fino in fondo». Un matrimonio che ne ha fatto un unicum in Toscana e che gli è costato l’appoggio di Italia Viva, uscita dalla coalizione a 24 ore dal ballottaggio, e che potrebbe essere l’embrione di un modello da esportare: «Noi qui siamo partiti da un confronto sul programma, penso che questo possa avvenire a tutti i livelli». Non parla di rivincita, non rientra nel suo stile, ma non si risparmia la soddisfazione di una stoccata: «Noi abbiamo pensato al nostro territorio e ai cascinesi, la campagna “anti” l’ha sempre fatta qualcun altro, soprattutto in questi giorni».
Il telefono comincia a squillare e non si fermerà per ore, anche durante la passeggiata solitaria di poche centinaia di metri fino al Comune riesce a ritagliarsi giusto il tempo di un brindisi insieme agli altri colleghi sindaci del Pd, arrivati tutti a supporto. Spunta una bandiera rossa, la piccola folla di attivisti intona «Bella Ciao» mentre sotto i portici arriva Leonardo Cosentini a render l’onore delle armi: «Onore ai vincitori — commenta a caldo il leghista — prendiamo atto di questo risultato che ovviamente non ci soddisfa, evidentemente non siamo stati capaci di portare tutto il nostro elettorato al ballottaggio. Ci ha penalizzato il fatto che ci siamo presentati divisi al primo turno: sommando i nostri numeri con quelli di Dario Rollo (l’ex vice sindaco con cui l’apparentamento è avvenuto per il secondo turno, ndr), saremmo partiti al primo turno con oltre 9mila voti, sarebbe stata una partita diversa. Lavoreremo per ricostruire un’alternativa per Cascina». Commenti entusiasti arrivano dal Pd: «Una vittoria importante, addirittura simbolica, una vittoria a cui ho sempre creduto», sottolinea la consigliera regionale Alessandra Nardini. «Dopo le Regionali, anche da questo ballottaggio esce un messaggio forte e chiaro: il governo della Lega sul territorio è stato sonoramente bocciato», rincara il collega Antonio Mazzeo. Il sindaco di Firenze Dario Nardella: «Il cuore democratico della Toscana batte forte!». Festeggia ovviamente anche il neogovernatore Eugenio Giani: «Un risultato senza se e senza ma».